The territory is the result of a continuous process of modification and organization of space, in which the physical and natural aspects and the architectural – urban planning are not separable.
As cities and architectures, so the landscape is produced by the work of man.
Definire l’architettura come una scienza della costruzione è riduttivo.
Questo termine assume un significato molto particolare ed implica il disegno e la ricerca di effetti estetici che, in alcuni casi, sono di notevole pregio.
E’ qualcosa di assolutamente diverso dalla semplice tecnologia della costruzione edilizia.
Nell’architettura del mondo antico, già in strutture molto primitive, è possibile scoprire tracce di un’intenzione artistica nella concezione degli edifici.
La miriade di forme architettoniche che possiamo ammirare ancora oggi in zone dove la tradizione persiste, hanno un’origine ancestrale che nasce dalla fusione di semplici forme e dalla moltiplicazione di un modello che determina l’espansione edilizia.
Le costruzioni conservano un sogno antico, mostrano influssi provenienti da un passato più arcaico e sono probabilmente nate dalla stessa terra di cui fanno parte.
Dalla semplice capanna vegetale di forma circolare si passa a costruzioni murarie che raggiungono massicci spessori ed estese aggregazioni tipologiche.
Le forme ortogonali permettono maggiori soluzioni compositive e raggiungono complesse strutture d’insediamento.
L’evoluzione delle tipologie architettoniche varia a secondo della zona in cui è inserita la costruzione.
Forme insediative di grandi complessi ipogei derivano dall’aggregazione di semplici grotte sfruttate dagli uomini primitivi.
Il modello si evolve nella casa a patio romana che ritroviamo nelle abitazioni berbere, nella corte centrale araba, nelle forme insediative in Giordania, in Palestina, in Cappadocia e in Eritrea.
La tipologia della casa-torre trova la sua massima espressione nel sud dell’Arabia dove, ogni piano ha una funzione diversa.
La casa è monofamiliare, in pietra al nord, in mattoni di terra cruda nelle zone più a sud e può raggiungere un altezza elevata per la sovrapposizione di molteplici piani utilizzati per scopi differenziati.
I piani bassi, in genere, hanno la funzione di ambienti per rimessaggi, magazzini e spazi per gli animali.
Le donne hanno ambienti separati dagli uomini che occupano le parte alta dell’abitazione chiamata mafraj.
LA DIMORA TRADIZIONALE
Italia del sud
La struttura abitativa del trullo è costruita con pietre a secco assemblate e presenta una copertura a pseudocupola.
Si parte da una base pavimentata in pietra calcarea (chianche) su cui poggia la struttura muraria, sempre in pietra calcarea, provvista di un intercapedine granulare che arriva fino alla copertura.
La parte alta interna del trullo è in pietra calcarea a corsi orizzontali senza malta mentre la copertura, esternamente, è formata da chiancarelle con un inclinazione di 15°.
L’elemento di colmo è in pietra sagomata.
E’ una struttura che ha evidenti analogie con il megalitismo centro-europeo e minoico.
Poteva, in alcuni casi, assumere la funzione di una piccola masseria quando venivano associati altri manufatti come recinti pastorali, rimesse, magazzini e strutture per la raccolta dell’acqua piovana.
La grande massa muraria in pietra diminuisce, nella stagione estiva, la temperatura interna di 6/7 gradi rispetto a quella esterna.
Sotto la pavimentazione si trova la vasca di accumulo sotterranea che raccoglie l’acqua piovana dalla copertura.
I tetti spioventi formati da lastre calcaree delle cummerse di Locorotondo, servono per la raccolta dell’acqua piovana che viene convogliata, mediante una tubatura interna, nella cisterna sotterranea.
Le realizzazioni del popolo materano erano architetture povere e coerenti, chiese, magazzini, neviere e soprattutto opere idrauliche che diventarono, nel tempo, realizzazioni imponenti.
Il ramificato sistema di strutture ipogee e quartieri a pozzo confluivano nella grande cisterna chiamata palombaro,
sotto la Piazza Vittorio Veneto, una cattedrale delle acque fornita di pilastri massicci e coibentata con il sistema del coccio-pesto.
I rilievi effettuati nella città, dimostrano che la realtà sotterranea della parte elevata di Matera è molto estesa.
Dalle colline dietro il piano, arrivavano le masse d’acqua che venivano intercettate e raccolte ai margini del dirupo della gravina.
La trama urbana della città era modellata sulla rete di scorrimento, per gravità, delle acque raccolte e filtrate dalle cisterne che venivano controllate e indirizzate nei Sassi.
Vi erano fosse e silos rupestri per i grani che, mediante aperture a pozzo, venivano versati dall’alto per poi essere raccolti in basso nelle grotte dei gradoni sottostanti.
La parte residenziale della città, che si estende negli alvei dei Sassi, era ben distinta dalla zona dove si svolgevano le attività economiche munite di un percorso attrezzato separato.
La città era difesa, dalla parte del piano, da un sistema di fossati e fortificazioni e verso la gravina dalla struttura sotterranea a labirinto dei Sassi.
La ramificazione delle scale permette l’accesso rapido da ogni punto della città verso l’altopiano sovrastante e la tipica forma ad anfiteatro dei piani terrazzati consente il controllo visivo di ogni punto e il propagarsi, con facilità, di suoni e di richiami.
La trama sfaccettata delle architetture crea una moltitudine di superfici riparate dal sole e gli ambienti ipogei sono freschi nella stagione estiva e caldi in inverno.
Balcani
La città medievale di Dubrovnik fa parte della rete marittima elaborata dalla repubblica di Venezia per assicurarsi i commerci con l’Oriente.
La cittadella sorge su un isolotto che verrà collegato alla terraferma nell’XI secolo.
Sotto la protezione di Bisanzio si sviluppò rapidamente controllando le spedizioni di merci, nel Mar Adriatico, verso Creta, Alessandria, Costantinopoli e il Mar Nero.
Il razionale impianto urbano della città, in parte a pianta ortogonale, è abbellito di costruzioni romano-gotiche, rinascimentali e, come ultimo lo stile barocco, nato dopo la ricostruzione avvenuta in seguito al terremoto del 1667.
La cittadella è racchiusa da mura di pietra fornite di possenti bastioni all’ingresso del porto interno e la sua trama mostra una rigorosa urbanistica.
Le sue case a torre formate da diversi piani, sono fornite di terrazze pensili e giardini interni nascosti e protetti.
Nord Europa
La città di Amsterdam è organizzata su una maglia di canali, circa 1600 se comprendiamo quelli secondari, di cui quattro concentrici di maggiore importanza che si sviluppano a mezzaluna dall’interno verso l’esterno.
I corsi d’acqua più piccoli incrociano quelli principali formando un labirinto da cui nascono una miriade di piccole isole e isolotti.
Questo ingegnoso sistema di canali, fu scavato intorno al centro della città partendo dai tre canali principali che seguivano il percorso dell’antica cinta muraria.
Il reticolo di vie d’acqua fu la soluzione ideale che garantì l’espansione dell’abitato, fino ad allora ostacolata dai terreni paludosi, e risolse il problema del drenaggio e dei trasporti.
Le merci che giungevano al porto, venivano distribuite ai magazzini dei mercanti attraverso i canali.
L’acqua, profonda circa tre metri, ancora oggi è mantenuta ad un livello costante e sufficientemente pulita dal sistema di sedici chiuse che vengono aperte ogni notte per poi essere abbassate di nuovo, rinnovandola completamente.
Gli anelli di canali che formano il centro storico sono incastonati di lussuose dimore che risalgono al XVII secolo e appartenevano a ricchi mercanti, finanzieri, medici, politici e artisti.
La mancanza di spazio ha determinato lo stile architettonico delle residenze, con i fronti, le grandi finestre e le scale tutte strette.
Esternamente sono provviste di una puleggia che permette di trasportare oggetti di grandi dimensioni ai piani alti delle abitazioni.
Lungo i canali di Amsterdam si trovano spesso insolite abitazioni dalle facciate molto strette, a volte, anche con un fronte di un solo metro di ampiezza ma, che si allargano nella parte retrostante.
Così come si possono trovare anche le strade più strette della città, come la famosa Trompettersteeg nel quartiere a luci rosse di Wallen, appena un metro di larghezza.
Alla fine del XVIII secolo si diffonde lo stile architettonico classico e lo testimoniano edifici monumentali come il Felix Meritis.
Medio Oriente
Se l’architettura è l’arte del costruire questa è un’arte e insieme una tecnica ; l’arte non s’impara, mentre la tecnica si.
In passato i ricchi mecenati commissionavano all’artista l’opera da realizzare ed esso aveva la possibilità di sviluppare la sua arte e le sue idee artistiche.
In una città moderna la differenza è grandissima, negli edifici permane la tecnica ma non la spiritualità, nelle architetture manca l’arte.
Nell’Islam esiste un valore simbolico dello spazio, una ricerca di un punto d’intesa tra cliente, progettista e artigiano e il tentativo di reintrodurre un modo antico di costruire, insieme ad una nuova coscienza dell’abitare anche nelle zone rurali.
L’uso della tecnologia dei mattoni crudi, l’esperienza della costruzione comunitaria, la capacità di articolare elementi architettonici semplici per ottenere organismi e sequenze spaziali di notevole suggestione.
Durante il lavoro si canta perchè cantando, per esempio un inno religioso, tutti i muscoli e le cellule del corpo sono a disposizione e permane una serenità spirituale e un’ energia di spirito emanata dal lavoro che si svolge.
Questo canto salirà dall’edificio e, affinchè l’uomo possa esprimere quello che è dentro di lui, nel profondo dell’anima, deve pervenire una stato specifico di rilassamento e una disponibilità spirituale.
Si ascolta un canto rituale lavorando con le mani, lavorando insieme con il proprio metodo e la propria conoscenza; non è il cervello, ma il cuore che lavora.
La maggior parte dei paesi arabi si trova in una striscia di territorio caldo e arido che si estende dall’Iran fino alle coste dell’Atlantico e comprende il Medio Oriente e il Nord Africa.
La filosofia dell’arabo, la sua cultura, l’inclinazione per l’astronomia sono state determinate dal deserto che ha dato forma alla sua casa e all’architettura.
L’arabo non ama aprire la casa alla natura poichè, durante il giorno, il deserto brucia, scatena tempeste di sabbia e la sua luce è abbagliante.
L’unica cosa piacevole della natura è il cielo che libera la frescura nella notte e può reggere il confronto con l’infinita grandezza del deserto, presentando il suo universo stellato.
L’arabo tiene fuori il deserto con la sua sabbia infuocata e apre la sua abitazione sul sahn, la corte interna.
Il modello dell’infinito universo riprodotto nella sua casa, come un microcosmo, in modo che le pareti della corte diventano la riproduzione delle colonne che reggono la cupola del cielo.
Questo pezzetto di cielo diventa privato, gli offre conforto e sicurezza, si fonde con lo spazio del soggiorno attraverso il riflesso della fontana collocata in mezzo al sahn.
La parte superiore della durqa’a consiste in una leggera struttura di legno con finestre per l’illuminazione e la ventilazione collocate sotto il tetto.
L’intera struttura è trattata come una cupola su pennacchi che simboleggia il cielo e negli angoli, si trovano motivi decorati che rappresentano le stallattiti che sorreggono la cupola.
In questo modo si crea un’esterno interiorizzato, la natura è introdotta nella casa mediante il simbolismo, lo spazio domesticato e urbanizzato attraverso il giardino stilizzato nei disegni.
Interno ed esterno sono due luoghi distinti, ciscuno con esigenze di privacy ; macrocosmo e microcosmo entrano nello spazio della qa’a in un insieme armonioso.
CASA A TORRE DI SANA’A
Africa del Nord
Flessibilità e tecniche costruttive
Una delle caratteristiche fondamentali che permettono di qualificare quella degli arabi come una cultura costruttiva completa, è certamente la modularità.
Essa è alla base del criterio di assemblaggio di elementi funzionali e formali (finestre,tetti ecc.) fino agli elementi di un certo livello di completezza, dalle cellule base agli stessi manufatti.
Disponendo di una vasta gamma di moduli costruttivi, rapportati tra loro da unità di misura minimali costanti come, ad esempio, il formato del mattone o di una cellula abitativa standard, è possibile ricomporre i vari pezzi prescelti adattando l’assemblaggio alle necessità di un particolare progetto.
Questo criterio è comune a molte culture costruttive, da quella romana (opus) a quella molto lontana giapponese ( il tatami).
Il metodo ha grandi vantaggi che sono fondamentali per civiltà di massa condizionate dalla essenzialità e dalla lotta allo spreco.
Questo grazie anche alla notevole economicità, dalla produzione dei materiali e dei manufatti alla stessa messa in opera inoltre, alla flessibilità.
Quest’ultima consente modifiche al progettista che non comportano rischi per l’insieme dell’opera e permettono variazioni e adattamenti da parte del capocantiere stesso, per necessità dovute ad imprevisti costruttivi, o personali interpretazioni da parte dell’esecutore dell’opera.
Non sussiste, allora, soluzione di continuità nel processo costruttivo ; dall’idea originaria alla messa in opera finale agiscono una successione di interventi non solo manuali ma anche mentali.
Anzichè una piramide di competenze, una separata dall’altra, si verifica un concorso di contributi, come in un cerchio chiuso ideale, dove ognuno fornisce il proprio apporto, che può essere anche di tipo creativo.
Siamo in presenza, quindi, di una forma tecnologica di tipo arcaico, la cui realizzazione è basata sulla partecipazione del gruppo, il cui affiatamento passa attraverso la compattezza del nucleo operativo, così come anche l’armonia del gruppo che vivrà dovrà sostenersi sulla forza dell’unione fra i vari abitanti.
Armonia, unione, compattezza, qualità che si muovono, fra le differenti realtà, all’interno dell’ universo che stiamo osservando senza mai subire alterazioni.
E’ una solida struttura come quella che tiene uniti i vari componenti edilizi.
Anche nella staticità delle volte e delle cupole scopriamo la forza dell’allineamento compatto dei mattoni mentre, un’altro vincolo di tipo modulare, condiziona il ritmo della pianta dell’edificio.
E’ la ripetizione, nelle diverse forme, del modulo stanza : questo obbliga l’architetto a progettare nelle tre dimensioni, poichè, il modulo usato non è solo un reticolo, ma anche l’unità volumetrica stanza ripetuta.
Il prodotto è un’articolazione di spazi e volumi anche strutturale, dove le modulazioni luminose sono dovute all’alternanza di spazi aperti e chiusi, all’altezza e al profilo degli spazi interni e dei volumi esterni che condizionano la posizione delle aperture di luce.
Il modulo tipico che ricorre frequentemente è la stanza quadrata con copertura a cupola, integrata da fasce rettangolari coperte da volte lungo uno o più lati del quadrato d’imposta della cupola.
Lo schema tipico della casa tradizionale araba (qa’a) con la sala quadrata alta coperta a cupola nel centro (durqa’a) e con gli spazi rettangolari voltati (iwan) dove si trovano sedili in muratura.
Così, partendo proprio dall’unità modulare della stanza, l’architetto egiziano Hassan Fathy, il più illustre del mondo arabo, ha ampliato notevolmente la gamma di applicazioni costruendo municipi, teatri, moschee, mercati, scuole, sale espositive, laboratori, hammam e, naturalmente, unità residenziali.
Uno dei lavori più interessanti prodotti da Fhaty è l’esecuzione della città di Nuova Gourna in Egitto, un’area particolarmente depressa, dove era necessario un intervento edilizio di vasto respiro con i limiti delle scarse risorse a disposizione.
I condizionamenti imposti ed i modelli proposti da Fathy hanno avuto bisogno di una mediazione per raggiungere gli obiettivi di realizzazione prefissi ed hanno prodotto risultati interessanti.
Uno di questi è stata la partecipazione ed il lavoro in cooperazione con gli stessi abitanti.
Il futuro inquilino diventa muratore e costruttore della sua stessa casa, con la possibilità di partecipare a tutte le fasi importanti proponendo, qualora fosse possibile, le variazioni suggerite da particolari esigenze.
Uno degli elementi di economicità del progetto fu l’uso dei mattoni in terra cruda, un materiale a costo zero.
Non c’è modo migliore di ricordare il valore di Fathy come progettista, calato dentro ed egli stesso espressione di una cultura costruttiva nata dall’universo immaginario degli arabi, così carico di simboli ; il cielo stellato del beduino racchiuso nel quadrato della corte interna o nella cupola.
Presso i contadini la tradizione è la sola forma di difesa della loro cultura.Essi non sanno giudicare gli stili che non sono loro familiari, e se escono dalla strada tracciata della tradizione ineluttabilmente arriveranno al disastro.
Rompere deliberatamente la tradizione in una società essenzialmente tradizionale come la società contadina, è un delitto culturale e l’architetto deve rispettare la tradizione di cui usurpa i diritti. Quando la potenza dell’immaginazione umana è sostenuta dal peso di una tradizione vivente, l’opera d’arte che nascerà sarà molto più grande di quel che si potrebbe creare senza la conoscenza di una tradizione.
Il luogo dove nasce un’architettura è fondamentale; la completa armonia tra le cose, la forma e il luogo dove si trova questa forma.
L’ambiente dell’uomo è il paesaggio, le montagne, i deserti, le pianure, la flora e la fauna e l’uomo stesso.
L’architetto islamico, pur non avendo informazioni scritte, aveva delle cognizioni intuitive che derivavano dall’essere un uomo semplice.
Per l’islam l’uomo è stato creato da Dio per essere circondato da un certo ambiente, da un paesaggio di rocce, alberi, animali, il cielo e i raggi del cosmo.
Lo scopo è trovare Dio attraverso l’analisi, l’osservazione della natura e gli strumenti possono essere diversi a seconda dell’ ambiente in cui si trovano.
Da questo deriva l’astrazione nell’architettura islamica.
Villaggi agropastorali – alloggi urbani – abitazioni private
Nella zona pre-sahariana dell’Algeria sono state realizzate varie tipologie architettoniche, dal villaggio agli alloggi urbani fino alle abitazioni private.
Naturalmente, le località dove sorgono le costruzioni, sono caratterizzate per l’aspetto architettonico locale derivante dal contributo storico nell’ambito culturale e di vita socio-economica.
Sono esempi di architettura tradizionale realizzata con materiali locali senza l’uso del ferro e del cemento.
Dove le zone sono ricche di argilla e sabbia vengono impiegati calcestruzzi di terra stabilizzata mischiando la sabbia, l’argilla e una piccola quantità di cemento, ottenendo risultati soddisfacenti a costi ridotti.
L’isolamento termico delle costruzioni è notevole, oltre alla perfetta armonia dell’insieme.
Inoltre, l’uso di materiali locali consente l’utilizzazione anche della mano d’opera locale evitando tutti i problemi di trasporto.
Anche gli alloggi urbani sono costruiti in materiali locali con l’ossatura degli edifici in muratura portante eseguiti con pietra locale.
La cellula base è una mediazione tra l’alloggio rurale e quello urbano, con un’altezza massima di due piani che garantisce una valida integrazione nell’ambiente e rispetta le tradizioni della popolazione locale abituata a vivere in alloggi bassi.
La pianta degli alloggi è dotata di un cortile da cui si accede all’ingresso e al soggiorno per poi arrivare, sia alla zona notte, che verso lo spazio riservato alle attività quotidiane.
La pianta è un’aggregazione armoniosa degli spazi pubblici e semipubblici.
Uno sforzo d’integrazione architettonica in un contesto influente fino ad oggi abitato e quasi intatto.
La vita quotidiana di queste comunità è profondamente marcata dal vigore e dalla costanza delle tradizioni con due fattori incisivi : il clima e la religione.
E l’architettura deve tener conto di questa realtà per funzionare, giocare con il sole per captare la sua luce, temperare o proteggersi dal suo calore.
La separazione degli uomini dalle donne all’interno della casa è ancora una tradizione viva e rispettata e determina un piano con una parte comune o familiare, che collega due parti private ed indipendenti.
In due facciate direttamente opposte si aprono due entrate diverse per gli uomini e per le donne con alcuni punti della circolazione interna distribuiti a zigzag. Il capo famiglia può accedere alla camera da letto, nel livello più alto, senza attraversare gli appartamenti delle donne. Anche i giardini sono separati.
Le facciate sulle strade sono prive di aperture e le fonti di luce sono create in luoghi inaccessibili allo sguardo esterno come i giardini, i patii interni e le terrazze i cui muri sono alti 1,50.
Tutte le finestre esposte alle introspezioni sono munite di musharabiye con il ruolo di frangisole, di chiusure e di vetrate. Per le forti tempeste di sabbia, le aperture delle finestre sono ridotte e le porte hanno una perfetta tenuta.
Le terrazze sono attrezzate per l’illuminaione e per la sistemazione di letti durante l’estate, approfittando al massimo della frescura notturna.
Sidi Bou Said (Tunisia)
La cittadina è situata a pochi chilometri da Tunisi, alla periferia nord di Cartagine e si affaccia sul Mar Mediterraneo.
E’ un villaggio caratteristico per l’uso dei colori bianco e blu delle sue abitazioni e per le strette stradine lastricate.
Deve il suo nome a Sidi Bou Said un sufita che, tornando da un pellegrinaggio alla Mecca, si stabili in questo paesino sul golfo di Tunisi per pregare e qui morì nel 1231.
La sua tomba divenne meta di pellegrinaggi che contribuirono allo sviluppo della città.
Le stradine bianche si snodano lungo il pendio della collina e sono costellate di porte dipinte di blu, una diversa dall’altra per forma, dimensione e gusto estetico.
All’interno degli spazi verdi domina lo sgargiante colore dei fiori della bouganville che si arrampica sulle bianche facciate delle abitazioni.
Lo stile architettonico è tipicamente arabo-andaluso ma, ricorda anche le fresche abitazioni mediterranee delle isole greche.
L’esempio di una tradizione consolidata che persiste nei secoli, mantenendo tutto il fascino e lo splendore custodito dalle generazioni che si sono susseguite nel tempo.
Africa Sub Sahariana
Il fascino che esercita l’Africa su chi la visita, da viaggiatore e non da turista, nasce dalla moltitudine di colori vivaci, odori e meraviglie naturali da cui si viene completamente rapiti.
Grandi branchi di animali che ancora vagano liberi nel meraviglioso continente, gruppi di guerrieri masai che conducono le loro mandrie al pascolo, donne slanciate che indossano monili colorati e abitazioni tradizionali costruite con foglie di palma intrecciate.
Viaggiando nelle zone remote del Kenya, s’incontra molta varietà tra le genti nomadi, distinte una dall’altra dalle peculiari, e spesso bizzarre, decorazioni corporali.
Gli ornamenti, l’arte corporale e perfino l’abbigliamento, non hanno solo una funzione estetica.
Ognuna ha un significato specifico e trasmette tutta una serie di informazioni su chi nè è portatore.
Gli stessi simboli e decori si ritrovano sulle abitazioni e su tutto quello che rappresenta la tradizione popolare che viene tramandata, nel tempo, attraverso le generazioni successive.
In Africa le montagne, i corsi d’acqua, gli elementi del paesaggio e della natura così come le vicende dell’uomo – la nascita, la maturità, la morte – e le sue realizzazioni – le maschere, i gioielli, le danze, i tatuaggi, l’artigianato non sono realtà isolate, ma frammenti di un’immensa rete di comunicazione e di relazioni, parti di un sistema globale di segni.
La palma è la pianta che assune il ruolo più importante in Africa, da dattero o da cocco.
E’ indispensabile sia nell’alimentazione, sia nelle costruzioni di cui costituisce, assieme alla terra, il materiale basilare.
Si può affermare che della pianta viene utilizzata ogni minima parte.
I suoi frutti, datteri o cocchi, sono un nutrimento fondamentale per le popolazioni.
Il tronco, sezionato in quattro parti nel senso della lunghezza, fornisce le travi per le abitazioni.
I grandi piccioli triangolari della base delle foglie, disposti sulla travatura, formano l’intelaiatura del soffitto.
Su di essi una trama di foglie intrecciate sostiene lo strato di terra del piano di calpestio superiore.
Le porte, le finestre, tutti gli oggetti di legno sono fatti con le leggere assi ricavate dal fusto.
Le nervature delle foglie, intrecciate, danno luogo a solidi graticci dai molteplici usi.
Le foglie intrecciate, permettono la fabbricazione di utensili diversi, da piatti ai vari canestri per i cereali fino alla formazione delle tegole che ricoprono i tetti delle abitazioni.
Ancora oggi, nei villaggi moderni, si costruisce l’abitazione con il metodo tradizionale.
Sulla leggera struttura portante di pali in bambù, che possono raggiungere anche altezze elevate, viene montata la copertura in foglie di palma intrecciate.
I tetti delle case vengono modellati e composti con forme diverse una dall’altra e il manto di copertura, in foglie di palma, viene sostituito completamente ogni cinque anni.
Alcune delle attuali abitazioni, hanno le pareti portanti in muratura.
Viene lasciato, data l’elevata temperatura tropicale, uno spazio vuoto tra il muro perimetrale e il tetto che crea una piacevole areazione negli ambienti.
La palma, si dice affonda i piedi nell’acqua e innalza le testa nel fuoco e solo così può fruttificare.
Questo detto nasconde un significato più profondo : la palma rappresenta l’albero cosmico il legame tra la terra umida e germinativa e il cielo infuocato, tra notte e giorno, tra sfera lunare e solare, tra il mondo sotterraneo e il firmamento : è simbolo di ascesi e di resurrezione.
Indonesia
Nessun altro paese al mondo accoglie in sè così tante e diverse etnie, lingue e religioni come l’Indonesia.
L’eclettismo artistico dell’arcipelago ha dato vita a un patrimonio straordinario, espressione di tradizioni etniche e religiose differenti.
Le case tradizionali
Per l’uomo la casa riveste un ruolo molto importante, è sinonimo di protezione e di sicurezza.
In molte società tradizionali la struttura dell’abitazione è il riflesso della concezione del cosmo.
Rappresenta simbolicamente la suddivisione del macrocosmo ed composta da tre livelli : il mondo superiore, la dimora delle divinità e degli avi, il mondo degli uomini e il mondo degli inferi abitato da demoni.
Secondo tale concezione, nelle società tradizionali la casa assume un valore mistico.
Esistono precise disposizioni sulla suddivisione degli spazi e sulla loro assegnazione ai componenti della famiglia, anche se in genere non ci sono pareti divisorie tranne nel caso delle case lunghe degli Iban, la popolazione originaria del Borneo.
Essendo costruite prevalentemente in legno, corteccia, rattan e foglie di palma, queste case hanno un’esistenza piuttosto breve nel clima tropicale dell’Indonesia occidentale e centrale.
La costruzione tipica del Sudest asiatico è la palafitta, spesso con il tetto a sella e, da reperti ritrovati nel Vietnam del Nord, è dimostrato che questo tipo di abitazione veniva eretto già in epoca preistorica.
Un’altra caratteristica delle case del Sudest asiatico è il corno a forcella, simbolo del bufalo, che rappresenta l’elemento di unione fra cielo e terra.
Nel Borneo la casa lunga è il centro della socializzazione e delle cerimonie.
Qui ci s’incontra dopo il lavoro per conversare e stare insieme, ed è qui che si svolgono le cerimonie.
Gli Iban, abitanti che occupano i territori del Kalimantan occidentale fino al Sarawak, osservano norme e regole stabilite.
La loro casa è suddivisa in vari locali separati detti bilik, dove abitano due o tre generazioni, dai nonni fino ai nipoti.
Il bilik costituisce la più piccola unità socio-economica nella società degli Iban e, in genere, una casa lunga viene fondata da un determinato gruppo parentale che, di conseguenza, determina la parentela fra di loro in secondo e terzo grado.
I bilik sono preceduti da un portico (ruai) che funziona come la strada principale di un paese e lo spazio aperto di fronte al bilik appartiene alle singole famiglie.
Nel ruai si svolge la vita comunitaria degli abitanti, è uno spazio pubblico maschile, mentre il bilik è uno spazio privato riservato alle donne.
Ogni casa lunga ha un palo principale, posto nel centro dell’abitazione, che viene piantato per primo ed è considerato sacro perchè rappresenta l’elemento di unione fra il mondo degli inferi e il mondo superiore.
Tutte le cerimonie più importanti si svolgono intorno a questo elemento centrale, come le cerimonie di nozze, le nascite e i riti funebri.
Le case lunghe vengono decorate con rappresentazioni di bisce d’acqua, rinoceronti e animali associati al mito della creazione.
I Minangkabau, popolo di origine malese, vivono nell’altopiano di Padang a Sumatra.
Le loro abitazioni si contraddistinguono per i caratteristici tetti simili alle corna del bufalo.
La casa Minangkabau, rumah gadang, è suddivisa in tre ambienti : dopo l’ingresso si trova un locale centrale (ruang tongah) dove di solito è collocato il palo centrale e, dietro questo, si trovano le camere da letto ( biliak)
All’estrema destra si trova la cucina, preceduta da un grande locale.
Questo tipo di abitazione è uno spazio riservato prevalentemente alle donne poichè, l’uomo trascorre poco tempo in casa con la madre o con la moglie.
I biliak sono piccoli ambienti destinati alle madri con i bambini.
La disposizione della casa ruota intorno al palo centrale, attraverso il carattere ciclico del corso della vita.
Accanto al palo centrale, nel ruang tongah, dormono le ragazze non maritate, mentre le coppie di sposi novelli possono dormire nell’anjuang, un locale secondario.
Il pangkalan, locale posto di fronte alla cucina dedicato agli ospiti, viene anche utilizzato come dormitorio delle donne anziane, simbolo della fine del ciclo della vita.
Dopo l’età fertile, le donne assumono una nuova posizione nella società e possono rivestire incarichi di responsabilità in ambito religioso.
I Batak vivono nella zona settentrionale di Sumatra, sono suddivisi in sei etnie che non possiedono origini comuni e la loro società non ha una struttura gerarchica.
Le dimore dei Batak Toba sono caratterizzate da una struttura massiccia adatta ad un insediamento prevalentemente stanziale.
La struttura a palafitta è utile per prevenire visite sgradite di estranei o animali domestici dato che, basta ritirare la scala all’interno.
L’interno funziona come una compostiera : presenta focolari a vista in un unico ambiente che viene ripulito facendo cadere lo sporco attraverso le fenditure del pavimento nel piano sottostante dove si trovano gli animali.
In questo modo i rifiuti organici vengono ottimamente riciclati.
Le abitazioni sono provviste di piccole aperture che consentono una scarsa areazione ma, quando il fuoco è acceso, respingono gli insetti.
Le case dei Batak chiamate rumah adat, purtroppo oggi non vengono più costruite e un tempo facevano parte di queste anche i depositi per il riso, i sopo.
Nei sopo si riuniva il villaggio in assemblea e, per i Toba, rappresentavano dei veri e propri status symbol.
Oltre alla funzione di depositi per il riso erano il luogo delle riunioni dato che, i capi villaggio dei Batak non avevano a disposizione posti a sedere per gli ospiti.
Le case, esternamente, presentano degli ornamenti che hanno la funzione di proteggere gli abitanti allontanando influssi maligni come malattie e magia nera.
Sono decorate con rappresentazioni antropomorfe e zoomorfe con colori naturali in prevalenza rosso, bianco e nero, i colori delle tre sezioni del cosmo.
Nord America
LA TRADIZIONE INGLESE
La necessità di un ricovero per ripararsi velocemente in un’ambiente ostile e deserto ha caratterizzato l’insediamento inglese, così come altri, orientandolo verso un tipo abitativo primitivo.
Le prime case erano, per lo più, scavi coperti chiamati cantine ( cellars).
Il fattore determinante per la tradizione inglese è stato il modo di costruire a mano con materiali lignei.
La baita è nata grazie alle grandi foreste del nord Europa che hanno permesso di sfruttare il legno per la leggerezza e la facilità di lavorazione.
Di contro, la tecnica costruttiva inglese utilizzava il legno di quercia, forte ma estremamente duro e pesante e più difficile da lavorare.
Nel corso dei secoli sono cambiati i metodi costruttivi e questo difficoltoso materiale è stato abbandonato , dando origine alla casa costruita con tavole di legno che ha dominato nella tradizione inglese.
C’era una ragione logica al fatto che le prime abitazioni costruite dagli inglesi in America erano di questo tipo, utilizzando tecniche costruttive avanzate.
Mentre i pionieri che viaggiavano da ovest a cavallo o con il carro coperto, potevano trasportare solo gli strumenti più rudimentali come l’ascia, il colono originale arrivava con la nave.
Poteva, così, caricare nella stiva tutte le attrezzature ingombranti, dalle seghe a strumenti di ogni genere con cui modellare le travi e , fin dall’inizio, riuscì ad impiegare modi di costruzione tradizionali anche in ambienti deserti.
La casa costruita con le tavole incorniciate ( faire framed house ) poteva avere una serie di variazioni sul sistema di montaggio del telaio.
Il più usato era quello del graticcio tipicamente inglese dove la parete era composta dal legno di superficie con un riempimento di mattoni o fango con canne oppure, più primitivo, con il vimini impastato con fango, argilla o gesso.
A causa del clima rigido del New England, queste costruzioni avevano una fragile protezione e, in alternativa le tavole incorniciate vennero incassate nel telaio.
Le case dei pellegrini, si ritiene siano state di tavole inquadrate con l’antico sistema che risale al periodo Sassone in Inghilterra.
Come ulteriore protezione contro il clima freddo, i coloni aggiunsero un ulteriore strato superficiale di assicelle o ciottoli alle tavole incorniciate, dando alla dimora di legno il look americano.
Le strutture in legno a vista sono rimaste il sistema costruttivo dominante in Inghilterra ma, le assicelle con i ciottoli che coprono la costruzione rendendola più calda e protetta dalle intemperie, diventerà rapidamente la norma del sistema costruttivo americano.
Il mattone veniva impiegato principalmente per i camini e le ciminiere utilizzando mattoni essiccati al sole, a volte impiegati dietro le assicelle di legno o con ciottoli, per pareti esterne.
Il motivo dello scarso uso del mattone era dovuto alla mancanza, nel New England, di una calce di buona qualità per una corretta malta di assemblaggio che avrebbe impedito alla parete di deteriorarsi se esposta alle intemperie.
Inoltre, la maggior parte dei primi coloni del New England erano emigrati dalle contee del sud-est dell’Inghilterra dove, la casa contadina tradizionalmente era costruita in legno.
Nonostante questo, alcune case in mattoni sono state costruite anche nel New England.
Il colono del sud, quando poteva, utilizzava il mattone e, tali abitazioni da nord a sud, riflettono lo stile delle case in mattoni padronali costruite nelle contee orientali dell’Inghilterra.
Nel clima umido del sud, dove il legno marciva facilmente, il mattone era il materiale da costruzione più pratico.
Alcuni virginiani erano di una classe sociale più elevata rispetto agli abitanti del New England e preferivano le costruzioni in mattoni sia per l’estetica che per la maggiore resistenza.
In ogni caso, che fossero di legno o di mattoni o molto più raramente in pietra e costruite al nord o al sud, queste dimore del XVII secolo riflettono una comune tradizione inglese.
Caratterizzate da timpani ad angoli bruschi, tetti spioventi, finestre minuscole e con un’aria di pittoresca asimmetria che faceva parte del patrimonio medievale.
Queste case, probabilmente, devono la loro origine ai castelli eretti nel XI secolo in Bretagna dai conquistatori normanni, prima che potessero permettersi i castelli costruiti interamente in pietra.
Dalla Francia normanna alla Scandinavia, nasce uno sviluppato e variegato stile che deriva dalla tradizionale capanna di legno del pioniere.
L’essenza del XVII secolo nel New England si esprime nei piccolo cottage in legno con i battenti degli infissi ridotti, i vetri a diamante, la porta a plancia e il tetto alto appuntito.
Queste abitazioni contenevano una sola camere al piano terra, la sala, più una seconda camera da letto e un minuscolo soppalco.
Accanto al camino era collocata una piccola e stretta scala tortuosa e un piccolo ingresso chiamato portico.
Il camino interno alla casa era una tradizione del sud-est dell’Inghilterra, da cui la maggior parte di questi coloni proveniva.
Il tetto mansardato
Il passaggio dell’architettura georgiana ha avuto luogo in una varietà di modi.
Il tetto mansardato ha contribuito a trasformare la tradizionale casa inglese e la funzionalita che è apparsa in Inghilterra nel XVII secolo era, in gran parte, un fenomeno del XVIII secolo in America.
Aveva una duplice funzione : ingrandiva il piano superiore della casa, modificando il tetto a due spioventi, abbassando il picco tagliente medievale verso una linea classica palladiana.
Questa casa è uno dei migliori esempi del tetto mansardato della cittadina di Newport.
Costruita nel XVIII secolo, è un’interpretazione litorale dell’abitazione mansardata con differenze significative rispetto alle case dell’entroterra.
Le falde del tetto vennero modificate per creare una terrazza su cui poteva passeggiare la vedova che vi abitava.
Inoltre, venne raddoppiato il singolo impianto medievale delle camere creando una profondità maggiore e dando una linea più ampia al tetto.
Le sue camere spaziose dai soffitti alti cassettonati ed elegantemente arredate rivelano come, in poco tempo, la prosperità costiera ha cambiato la semplice casa colonica.
Il frontone sulla porta d’ingresso è barocco, profondamente scolpito è caratteristico dello tardo stile Stuart o Queen Anne che si è concluso nel 1714, circa, in Inghilterra.
Come molte dimore coloniali, l’interno di questa casa non era verniciato.
LA TRADIZIONE OLANDESE
Farmhouse olandese
Nel corso dei secoli XVII e XVIII i contadini che si stabilirono dall’Olanda rurale e le loro colonie trapiantate in America, trasferirono le tradizioni europee.
Cominciarono ad apparire, nei boschi e lungo i corsi d’acqua, dimore tozze e robuste fatte di pietra e legno con grandi granai e giardini curati.
Queste aziende agricole o case di villaggio senza pretese, erano completamente diverse dalle case dei paesi o delle città olandesi.
Non avevano frontoni o curve e nessuna fantasia costruttiva ma, piuttosto, queste modeste case si distinsero attraverso il semplice uso del legno e della pietra locale.
Non erano tutte uguale e la diversità dipendeva dalle condizioni dell’insediamento olandese.
Un gran numero di fiamminghi e francesi erano entrati in Olanda per sfuggire alle persecuzioni religiose, di conseguenza gli insediamenti coloniali erano spesso un mix etnico.
I tipi nazionali delle case di questi coloni sono ben distinti l’uno dall’altro.
Alcune hanno, sullo stesso piano, due o più camere con una porta d’ingresso laterale senza corridoi interni.
Tipicamente olandese è l’ampio piano profondo organizzato intorno a ad un salone centrale ed un tetto elevato che sfila in basso sopra una capiente soffitta.
Una forma etnica pura è impossibile da trovare, infatti, si riscontra la fusione di diverse tradizioni.
Nello stesso tempo i materiali americani regionali si prestavano perfettamente per i diversi tipi di abitazioni ed avevano una somiglianza familiare.
Nella zona di colonizzazione olandese, nulla è mai esattamente quello che sembra.
REVIVAL ROMANTICO
Revival gotico
I due stili revival greco e gotico rappresentano il doppio portale attraverso il quale l’architettura americana ha approdato ad una nuova era.
La tradizione classica aveva dominato per più di cento anni, portando un patrimonio variegato di molte nazionalità in equilibrio e armonia.
Il cambiamento cruciale verso l’architettura stessa, arrivò con il revival greco che, anche se come continuazione del classico, apparve come un nuovo simbolo di libertà per una nuova nazione.
L’uso di questo stile è stato decisivo per liberare lo spirito del tempo.
Il rilancio greco ha reso il gotico plausibile e insieme ai particolari classici ha aperto un ventaglio di stili di rinascita.
Da simbolo di architettura del passato al palcoscenico.
In questa piccola romantica dimora troviamo verande posteriori, falde spioventi, trafori, pinnacoli, bordature di pizzo e ciondoli, un misto tra casolare e cattedrale.
STILE ” MANSARDIC E STICK”
Il periodo vittoriano nell’architettura americana è diviso in due parti dalla guerra civile.
Le case del dopoguerra erano un misto di stili di ogni epoca nell’intento di creare qualche cosa di mai visto in architettura.
Dopo la guerra, i nuovi stili come il Mansardic e l’Eastlake diventarono di moda.
L’industrializzazione dell’America è stata la dinamica di questa intera era in architettura ma, a differenza del precedente stile revival, la risposta del dopoguerra non era un rifugio romantico.
La vita stessa era più dura e cinica e la vecchia visione jeffersoniana di una democrazia agraria di uomini indipendenti radicati nella sicurezza della propria terra o della propria abilità artigianale, era diventata più un sogno che una realtà.
Le rotture e le insicurezze di un lavoro stipendiato era sempre più la realtà della vita americana.
Ma con questa miseria è arrivato anche l’ottimismo che faceva parte di un periodo di crescita materiale fenomenale.
E’ stata l’apertura di un’epoca di sfrenato liberalismo, capitalismo, individualismo e opportunità senza precedenti, un periodo con la gioia di vivere.
L’America sentiva di essere l’erede di tutte le ricchezze del passato storico e del presente scientifico proprio come voleva.
Questa era la realtà nel campo dell’architettura come nell’estrazione e nella conquista della commercializzazione di un continente.
Lo Stile Stick era più una tecnica che uno stile vero e proprio.
Era, in realtà, una contro parte per la nuova struttura della casa, un sistema di sottili perni ripetitivi che aveva sostituito il telaio in legno pesante tipico del metodo costruttivo di questo paese.
Veridicità tra esterno ed interno, modellando la verticalità, l’orizzontalità e le diagonali anche se, stilisticamente ricorda i primi metodi strutturali inglesi, si presenta luminosa, delicata e porta innovazioni al concetto di abitazione.
Prima della Guerra Civile lo Stile Stick impiegava il bordo verticale e la stecca.
Nella sua fase finale si avvale di modellare dei pannelli sottili di legno aggiungendo altri pannelli verticali, orizzontali e diagonali come finiture decorative.
Negli anni del dopoguerra, gli architetti erano convinti che stavano creando un’architettura veramente americana e avevano ragione.
La progettazione tardo-vittoriana, utilizzando la tradizione come punto di partenza, ha potuto sviluppare strutture innovative per abitazioni che erano, sicuramente, tipicamente americane.
Griswold House – Newport R.I. 1862-63 ( Architetto Richard Morris Hunt )
Questa grande e confortevole dimora è una versione a metà tra la casa vittoriana e la casa elisabettiana in legno e allo stesso tempo un nuovo stile di rinascita delle tendenze a lungo termine nelle costruzioni americane.
L’architetto Richard Morris Hunt aveva studiato a Parigi e fu uno degli storicisti altamente qualificati del suo tempo, infatti, questa casa dimostra l’abilità di tradurre la semplicità medievale nell’ampiezza vittoriana.
Spinse la simmetria, aggiunse verande e una torre e il risultato è una pittoresca villa vittoriana .
Le strutture in legno elisabettiane sono state tradotte in un superbo esempio di stile stick vittoriano.
Gli elementi strutturali pesanti della casa elisabettiana sono stati sostituiti dalla creazione di effetto graticcio che suggerisce un’inquadratura nuova e più leggera ma, che in realtà, sostiene la parete.
Il sistema delle assicelle incrociate (stickwork) viene ripetuta sulle facciate e nelle zone porticate controventate e sulle ringhiere fino a diventare il fattore dominante nella progettazione della casa.
LO STILE ”SURFACE”
Revival romanico
Durante il 1870, quando gli stili Stick e Mansardic erano all’apice nel settore edilizio, apparve un nuovo stile espressivo che caratterizzò il periodo successivo dell’architettura americana.
L’enfasi, ora, era tutta concentrata sulle ampie superfici della parete e la progettazione degli interni a flusso libero.
Come lo Stile Stick questa continuità della parete tagliata entra a far parte di uno stile storico insieme al Queen Anne, al Romanico e al Revival Coloniale.
Lo stile vittoriano chiamato Queen Anne era completamente diverso, più vicino all’edificio in stile medievale sopravvissuto nel periodo rinascimentale in Inghilterra.
Come il contemporaneo stile Queen Anne il Revival Romanico è stato introdotto dall’architetto Henry Richardson.
Le sue case sono tipiche della sua forte, solida e semplice interpretazione di un tipo che fu ampiamente copiato.
Le sue torri coloniali e i grandi archi arrotondati riecheggiano di nuovo attraverso l’architettura del periodo.
Le superfici della casa di pietra sono trattate come una serie di bande orizzontali differenziate, l’una dall’altra, dalla dimensione dei blocchi e dalle finestre.
Lo stile ”Shingle”
Un cottage al mare d’imponenti dimensioni, con parti riferite al castello romanico o normanno tra cui le torri a candela.
Si ritrovano anche gli echi dello stile Queen Anne nella divisione orizzontale tra pietra e legno mentre molti dettagli, come il frontone e le superfici Shingle, sono coloniali.
Internamente è composta da due livelli, con una scalinata che conduce al vestibolo per poi raggiungere la sala-soggiorno dotata di un’ampia vetrata che si affaccia sull’Oceano Atlantico.
Quasi ogni stanza si apre sul balcone riparato.
Esternamente, questa complessa struttura, è unificata dalla trama continua e dal colore grigio-argento del rivestimento trattato per resistere alla salsedine.
IL RINASCIMENTO AMERICANO
La ”Bella Arte” dei palazzi
Durante i primi anni della Bella Arte New York e Newport erano, rispettivamente, la sede e la colonia estiva per i Vanderbilts, i Goelets, Belmonts e altri nomi dei ricchi dell’America imperiale.
Avevano anche altre proprietà ma, New York e Newport erano le corti reali e fu qui la prima grande concentrazione di palazzi costruiti.
I maestosi palazzi di New York sono stati l’ispirazione per altre grandi città come Philadelphia, Washington, Chicago, Detroid, San Francisco e anche intorno, nelle città minori e periferiche
Gli splendori di Newport verranno ricreati in tutta la nazione ma, più sontuosamente nelle contemporanee Versailles, Palm Beach in Florida e Palm Spring in California.
La maggior parte dei palazzi del XX secolo, a prescindere dallo stile, è rimasto tradizionalmente orientato verso la Bella Arte.
La passione per l’autenticità aveva portato agli estremi.
In alcuni palazzi vengono inseriti frammenti di palazzi reali italiani come colonne, porte, soffitti, fontane, statue assemblate con una stravaganza classica.
Alcuni perfezionisti, avevano comprato il loro castello ( inglese o scozzese di preferenza) e, smontandolo pietra per pietra, l’avevano spedito attraverso l’Atlantico in America ricostruendolo completamente come usavano fare i magnati del novecento.
La scelta era vasta e, all’interno del grande stile, la varietà diventò la realtà giornaliera.
Il Rinascimento Italiano
Newport Cottage 1892-95
Questo colossale palazzo è un capolavoro dello stile Rinascimento Italiano progettato dall’architetto Richard Morris Hunt.
La sua composizione formale equlibrata contrasta fortemente con le asimmetrie del gotico francese di palazzi progettati da Hunt negli stessi anni.
Impreziosito da balconi, logge e terrazze il suo stile riprende quello nordico italiano di rinascita di tipo genovese e torinese.
Situato su parecchi acri di prato, che si estendono lungo la famosa passeggiata sulla scogliera sopra l’Oceano Atlantico, è fiancheggiato da pittoreschi giardini ricchi di piante e fiori .
Il cottage di Newport è stato progettato per vivere l’estate nella sua forma più sontuosa e per organizzare serate di gala degne dello splendore mediceo.
Questa villa rappresenta una ripresa, in grande scala, dello stile predominante dell’età vittoriana precoce: il revival gotico e la villa italiana.
Il periodo delle Belle Arti fu chiamato ” la rinascita delle rinascite”.
Il Rinascimento Francese
Marble House Newport 1892
Marble House era il cottage estivo di Newport dei coniugi William Kissam Vanderbilts il cui palazzo di New York, dello stesso architetto Richard Morris Hunt, aveva aperto il periodo delle Belle Arti undici anni prima.
Mr. e Mrs. Vanderbilts, sono stati descritti come una coppia appassionata per le costruzioni in stile Luigi XIV di Francia che ammiravano per la sua stravaganza.
La grandiosità di questo palazzo può essere meglio riassunta nelle parole marmo, oro e luci scintillanti.
Chiamata casa di marmo per l’uso abbondante di questo materiale, presenta un rivestimento esterno in marmo bianco, un’ingresso e la terrazza in marmo giallo di Siena, la sala da pranzo in marmo rosa numidico, caminetti e piedistalli in marmo fiore di pesco.
La sala da ballo è l’ambiente più riccamente decorato della casa, conosciuto come la stanza d’oro per i pannelli intagliati con tonalità di colori diversi e con rappresentazioni di scene mitologiche.
La maschera d’oro di Apollo, Dio del Sole ed emblema di Luigi XIV Re Sole, è un motivo ricorrente anche sulle cerniere.
Pannelli a specchio riflettono il luccichio dell’oro e il bagliore delle luci che attraversano la brillante sala da ballo.
Sia il Grand Trianon di Luigi XIV, del XVII secolo, che il Petit Trianon di Maria Antonietta, un secolo dopo, ha contribuito alla progettazione di questo palazzo in stile rinascimento francese.
La casa di città – New York
Le grandi dimore dei colossi finanziari d’America hanno ispirato i progettisti di queste abitazioni nella città di New York.
Le case a schiera del periodo della Bella Arte, erano le più sontuose e costose mai costruite a New York.
Le abitazioni del XX secolo spesso avevano il garage per le nuove automobili che stavano diventando di moda tra i ricchi mentre, quelle di altezza maggiore erano provviste di ascensori.
Internamente avevano il salotto, la sala ricevimenti, la camera per la servitù, la biblioteca e tutto quello che serviva nella casa di un gentiluomo.
La maggior parte di questi eleganti pieds-a-terre sono stati, da tempo, trasformati in appartamenti e uffici e molti distrutti dai pressanti speculatori edilizi.
Le chiese sconsacrate
Nella cittadina di Newport è facile incontare vecchie chiese, sconsacrate e interamente in legno, trasformate in abitazioni private.
Questa simpatica abitazione nel centro di Newport, ha conservato la vecchia struttura esterna compresa la grande vetrata colorata con il disegno della croce cristiana.
L’ingresso è sormonato da un’edicola in legno con i pannelli laterali intagliati ed ha un portone in legno dipinto di rosso.
Il marcapiano che corre lungo l’intera abitazione, sottolinea la divisione in due piani di questa spaziosa casa.
Nel piano terra sono stati ricavati due appartamenti più piccoli da cui si accede dal grande ingresso comune.
L’abitazione ha un piccolo giardino sul retro che è stato assegnato ad uno degli appartamenti al piano terra.
Fino a pochi anni fa, sul tetto si poteva notare la lanterna in legno, tipica in queste sacre strutture, purtroppo distrutta dalle intemperie.
All’interno della casa è stata mantenuta la struttura originaria della chiesa, comprese le due scale che collegano i ballatoi e si affacciano sul grande ambiente unico trasformato in salone.
Nel salone è ricavato il cucinotto, l’angolo studio, l’angolo biblioteca e un bagno.
Nei due ballatoi che si fronteggiano, si trovano due camere da letto con bagno.
Dal soffitto, l’originario candelabro in ferro battuto, sorveglia dall’alto la nuova vita di questa particolare dimora.
Foto dell’archivio Pangea