Once upon a time Matera…….
EUROPEAN CULTURAL CAPITAL 2019
Una passeggiata nei Sassi con Francesco
Ammirando Matera da uno dei balconi panoramici nei Sassi, mi accorgo di un anziano signore ben vestito seduto tranquillamente sulla panchina di pietra in mezzo ai turisti che si affannavano a scattare foto.
Mi avvicino pensando che, probabilmente, l’uomo era una memoria storica del luogo.
Come se fossi sicura di questo, mi rivolgo a lui dicendogli che avevano una spettacolare meraviglia a portata di mano : i Sassi.
L’uomo si alza e mi chiede se ho piacere di fare un giro con lui, presentandosi come Francesco di novantatrè anni.
Camminava tranquillamente tra le acciottolate strade dei Sassi con le sue scarpe eleganti, fiero della sua età e dicendomi che aveva chiesto a nostro Signore se poteva vivere per altri cinquanta anni.
Attendeva ancora la risposta.
Francesco mi racconta che da bambino viveva nei Sassi, in una casa- grotta con la sua famiglia.
Lui, come tanti, aveva venduto la sua casa, anni prima, per spostarsi nella zona moderna della città.
La vita nei Sassi era molto dura quando Francesco era bambino.
La casa-grotta si divideva con gli animali e all’interno c’erano poche suppellettili e molte scomodità.
Gli anziani non hanno bei ricordi della vecchia Matera e preferiscono vivere fuori, muovendosi con i mezzi pubblici per raggiungere le piazze centrali nei Sassi e trascorrere il tempo in compagnia, all’ombra nelle stradine di pietra.
Proprio percorrendo questi stretti percorsi, si vedono sulle pareti in tufo di alcune abitazioni degli stemmi molto particolari.
Francesco mi fa notare che ogni stemma rappresenta un ordine religioso diverso.
Gli abitanti dei Sassi non avevano denaro e la chiesa dopo la celebrazione del rito funebre chiedeva, come compenso, la cessione di un immobile o di un terreno di proprietà della famiglia del defunto e vi affiggeva lo stemma dell’ordine a cui apparteneva.
Nella zona del Sasso Caveoso Francesco si ferma davanti ad un’abitazione e mi chiede : ” noti niente di strano?”
Osservando meglio la facciata della casa mi accorgo che sopra la porta d’ingresso c’è una gronda di scolo sostenuta da ossa umane.
Francesco mi racconta che i morti, oltre che nelle fosse comuni, anticamente venivano seppelliti anche nelle abitazioni.
C’era, quindi, un’abbondanza di ossa umane a disposizione di tutti ed era normale utilizzarle per scopi differenti.
Il mio gentile accompagnatore mi fa notare degli anelli in pietra sui muri esterni delle case e mi spiega che aveveno una doppia funzione.
Quando la bestia rientrava con il padrone era, in genere, sudata.
Veniva legata fuori dalla casa fino a che non si asciugava completamente per essere, poi, introdotta all’interno dell’abitazione.
Un’accortezza importante in un ambiente già molto umido come la grotta.
Questo anello serviva, inoltre, da stenditoio per i panni.
I fili venivano passati negli anelli e tirati da un’abitazione all’altra, con un rigido ordine tra le massaie che regolava i tempi per stendere il bucato.
Notai che il muro di alcune abitazioni era segnato da solchi profondi impressi dai fili.
Durante una sosta lungo il percorso, prima di salutarmi, Francesco mi consiglia di visitare la grande cisterna chiamata Palombaro dicendo che sarei rimasta stupita dall’immensità di questa struttura e dalla sua bellezza.
Una meraviglia idraulica che riforniva d’acqua l’intera città anche durante la stagione secca.
Una giornata particolare con Angelo
Quando telefonai ad Angelo, la guida dei Sassi, chiesi di fare un’escursione nei dintorni di Matera ed esattamente sulle Murge dove si trovano le meravigliose chiese rupestri.
Angelo, prima, mi propose di unirmi ad una scolaresca delle elementari per un giro nei Sassi, con varie soste nei luoghi più caratteristici.
Il gruppo di ragazzini, era molto incuriosito da questo strano agglomerato di abitazioni in tufo che si ramificava in dedali di stradine a gradoni dodate di ampie grotte con cisterne di raccolta dell’acqua.
Non avevano visto mai niente di simile ed io mi divertivo parecchio osservando le facce stupite e ascoltando i commenti che ognuno di loro faceva.
Nei Sassi, la parte superficiale in aggetto è lo spesso strato di architetture che copre completamente gli ipogei sottostanti e nel fondo delle grotte tutte inclinate verso il basso, il sole batte nella parete dove è collocata una nicchia.
Girando intorno alla chiesa di Santa Maria dell’Idris, si arriva sul pianoro che si affaccia sul torrente Gravina e si gode una spettacolare vista delle abitazioni a gradoni nel Sasso Caveoso e, sulla sponda opposta, le meravigliose grotte naturali che si aprono sulla parete scoscesa della gravina.
Davanti alla vista delle grotte che risaltano nitide in mezzo al verde della rasa vegetazione, gli alunni si entusiasmarono e iniziarono con una serie di interminabili domande rivolte a me e alle insegnanti.
E’ questo l’aspetto originario del paesaggio ; non ha subito evoluzioni architettoniche ed è la parte rupestre più suggestiva che dà spazio alla fantasia.
Quante generazioni di trogloditi avranno abitato quelle caverne e come vivevano all’interno delle buie cavità nelle fredde notti d’inverno?
Dopo aver accompagnato la scolaresca in uno dei caratteristici ristoranti nei Sassi per un pranzo tipicamente materano, Angelo ed io ci fermiamo per uno spuntino veloce prima d’iniziare il nostro giro sulle Murge.
Il giro turistico classico si limita alla zona dei Sassi, ma intorno alla città c’è un mondo di architetture naturali e artificiali scolpite dall’uomo durante i secoli.
Le chiese rupestri affrescate sono moltissime, sparse su una vasta zona intorno a Matera; alcune sono ancora oggi sconosciute.
Angelo si ferma allo Jazzo Gattini, sulla Murgia Timone, per prendere le chiavi delle chiese che visiteremo durante l’escursione.
Molte di queste architetture rupestri, così nascoste ed isolate, sono state depredate degli splendidi affreschi che ricoprono le pareti interne.
Proprio per questo si cerca di proteggerle chiudendo gli ingressi con cancelli di ferro.
Una piccola e semplice apertura nella roccia, apparentemente anonima, probabilmente nasconde una grande sala dalle pareti dipinte con affreschi di notevole pregio e con amboni rupestri scolpiti per la celebrazione di riti religiosi.
Sopra all’altare dell’eremo di San Vito si nota la nicchia circolare scolpita nella parete rocciosa.
Angelo si avvicinò all’altare e provò a cantare sotto la nicchia.
Il suono si propagava con un’acustica perfetta : la nicchia aveva la funzione di una cassa di risonanza che permettava la diffusione dei suoni durante i riti religiosi.
Uno spregevole furto
Nel 1962, per mano di un professore tedesco e due giovani minorenni, fu compiuto un clamoroso furto di affreschi all’interno di diverse chiese rupestri nella Murgia Materana.
I tre individui, giravano nella zona a bordo di un vistoso Wolkswagen rosso attirando l’attenzione degli indigeni.
Durante una visita alla Madonna delle Tre Porte, fu scoperto il furto e, grazie alle sigarette di marca tedesca trovate sul luogo, le ricerche si orientarono nella direzione dei tre turisti tedeschi.
Dopo una ricognizione in altre chiese rupestri, si accorsero che erano stati rubati molti altri affreschi.
La motivazione fornita dal professore tedesco fu che questo era il miglior modo per preservarvare le opere d’arte dal pessimo stato di conservazione in cui versavano.
A seguito della denuncia, tre anni dopo ci fu il processo e molte di queste opere vennero recuperate.
Tornando dalla Murgia Timone verso Matera, chiedo ad Angelo se possiamo fare una sosta a Murgecchia.
Il villaggio neolitico di Murgecchia, è meno conosciuto rispetto a quello scoperto da Domenico Ridola sulla Murgia Timone eppure, a parer mio, dal punto di vista archeologico è un patrimonio da rivalutare.
I villaggi neolitici sono stati scoperti in varie zone, dalla Germania alla Cina e in Italia in Puglia nella Daunia.
Detti anche villaggi trincerati, sono la testimonianza di un’aggregato di abitazioni autosufficiente e organizzato che funzionava perfettamente.
La tipologia abitativa era la capanna formata da pali di legno e copertura in paglia.
Sul pianoro calcareo di Murgecchia, racchiuse dall’anello del grande fossato, si aprono una serie di cavità dalle funzioni diverse tra cui anche sepolcreti e opere agricole.
In queste fosse, scavate nel calcare, si raccoglieva il terreno, l’humus e l’acqua che permetteva la crescita di piante.
Dopo aver lasciato la mia guida, come ultima tappa di una elettrizzante giornata, mi dirigo verso la Grotta del Sole della quale avevo sentito parlare da un amico ricercatore.
Nascosto all’interno di una vecchia cava di tufo, questo luogo non è facile da scorgere.
Entrando nel complesso da una stretta apertura, si scendono pochi gradini e, sulla destra, si nota una cisterna di raccolta dell’acqua piovana con relativa canaletta di scolo scavata nel tufo.
Nella nicchia che contiene la cisterna è intagliato un personaggio alquanto bizzarro con pantaloni a sbuffo e con cappello a bombetta.
All’interno, nei vari ambienti, ci sono interessanti bassorilievi del XVII secolo che decorano le pareti tra cui una tipica rappresentazione della nascita di Gesù, l’incoronazione della Vergine e la Madonna della Bruna.
Sul soffitto di un ampio ambiente c’è la raffigurazione di un sole antropomorfo con lunghi raggi.
Il soggiorno da Angela
Nella città di Matera, ho alloggiato nella mansarda di Angela.
L’appartamento all’ultimo piano era molto confortevole, arredato con gusto e dal balcone si godeva una piacevole vista della Cattedrale di Matera e, più in lontananza, la Murgia.
Durante una passeggiata notturna nei Sassi, Angela mi parlò di un luogo non lontano da Matera che l’aveva molto colpita per la bellezza panoramica e la particolare formazione morfologica.
Conoscevo bene questa zona, ma non ero mai stata sul posto e quando mi propose di fare un giro con lei, fui entusiasta della proposta.
La Valle dell’Ofra, questo è il nome della località, è una specie di ” condominio troglodita” come lo definì Angela. Di una bellezza suggestiva, e quasi completamente mimetizzato all’interno di una conca naturale nella roccia.
Gli abitanti che lo hanno frequentato per molto tempo, probabilmente intuirono che questo ampio anfratto nel calcare sarebbe stato il luogo ideale dove vivere riparati dagli agenti atmosferici e protetti dagli attacchi nemici.
Scavarono nella roccia viva ambienti dotati di aperture, gallerie collegate da scale e meandri che si intersecano su piani diversi.
Dalle grandi aperture a strapiombo sulla gravina si gode una vista magnifica di tutta la valle e del torrentello che scorre tranquillo nel fondo della profonda spaccatura.
Da lontano è quasi impossibile accorgersi che l’altopiano nasconde un capolavoro di architettura di questo livello e sulla roccia si intravedono solo i tagli di poche fessure.
Angela ed io siamo arrivate dall’alto dove, sul grande pianoro sopra le grotte, ci sono alcune strutture scavate nella roccia e una microcisterna che serviva da abbeveratoio per gli animali.
Siamo scese da una scala esterna e ci siamo addentrate nel labirinto di grotte collegate da scalette intagliate e in alcuni punti molto ripide.
Tutta la struttura è stata scandagliata e fotografata compresa la parte esterna recintata da un’alto muro in pietra.
Un luogo davvero magico.
Ipogei del Sasso Caveoso
Particolare delle cisterne all’ingresso dell’ipogeo
La ricetta di Antonietta
Conobbi Antonietta, per caso, due anni fa a Matera mentre, con la borsa della spesa, scendeva la rampa di scale che porta alla sua abitazione.
Antonietta ha ottantasette anni e si muove nei Sassi con il suo inseparabile bastone da passeggio.
Portando la sua spesa, l’accompagnai fino alla porta di casa e lei mi chiese se gradivo un caffè o qualche cosa da mangiare con l’ospitalità tipica di questi luoghi.
Scattai qualche foto alla città dalle finestre della sua abitazione e una foto ricordo ad Antonietta.
Ricordavo perfettamente dove abitava e quando passai davanti alla sua casa, vidi la porta aperta e sentii che stava parlando con una persona.
Tornai indietro e bussai alla porta chiamandola.
Antonietta non mi riconobbe e allora le spiegai in quale occasione c’eravano conosciute.
Mi chiese : ” Hai mangiato? Ho cucinato le orecchiette, nè vuoi un piatto?”
Per Antonietta l’ospitalità è sacra.
Avevo già pranzato e così l’argomento si spostò sulle ricette di cucina.
Ricetta con gli asparagi
Due mazzi di asparagi, tre uova intere, parmigiano e pecorino grattugiato.
Tagliare la parte finale delle gambe degli asparagi e farle bollire.
Usare l’acqua della cottura per cuocere la parte tenera degli asparagi con le punte.
Sbattere le uova, unire il formaggio e versare il composto nel brodo con gli asparagi.
Otterrete una gustosa zuppetta.
Gravina di Puglia con Elio
La distanza tra Matera e Gravina di Puglia è molto breve ma, come testimonia il nome, qui siamo nella regione Puglia.
La morfologia del territorio non segue i confini segnati sulle carte geografiche e questo territorio è molto simile alle distese brulle ed ai profondi crepacci che troviamo nel materano.
Le gravine sono fenomeni orografici di grande evidenza nella geografia apulo-lucana.
Nel monotono panorama delle Murge, pur non avendo un’altezza così elevata, sono un fattore di notevole importanza.
Hanno rappresentato le condizioni ideali per l’utilizzo da parte delle civiltà agropastorali delle Murge.
La linea delle gravine và da Taranto verso nord a Massafra, Palagianello, Ginosa, Laterza, Matera e, naturalmente fino a Gravina di Puglia.
Pensai che il mio giro poteva concludersi in bellezza fotografando la collina di Botromagno dove, un’ingegnoso sistema idrico aveva funzionato per secoli rifornendo gli abitanti di Gravina di Puglia e le loro coltivazioni.
Insieme ad Elio, pugliese D.O.C. e mio accompagnatore ufficiale, mi spostai sulle Murge della Puglia.
Quando arrivai sul pianoro calcareo dove sono scavate le cisterne di raccolta dell’acqua, rimasi sorpresa dal numero impressionante di queste strutture.
La collina si affaccia a strapiombo sulle suggestiva gravina di fronte alla cittadina.
Il ponte acquedotto unisce le due sponde.
Il sistema ramificato di cisterne si sviluppa su una vasta area e una serie di canali superficiali le collega creando una rete idrica di raccolta molto estesa.
Camminando sul pianoro, notai che una di queste cisterne aveva una forma insolita.
Era la vasca fallica per i riti propiziatori di fecondità che veniva usata anticamente dalle donne.
Le donne sedevano sulla parte alta della vasca dove è stato scavato un incavo non molto profondo e, con l’acqua, praticavano le abluzioni.
Gli uomini si collocavano nell’ipogeo sottostante e fecondavano l’acqua.
Ringrazio gli amici materani che mi hanno accolto con calore e dolcezza in questa terra meravigliosa per anni ingiustamente dimenticata e ”rimproverata”.
Al paesaggio aspro e struggente delle Murge rivolgo il mio pensiero più grande.
A Matera, un’oasi di pietra dell’antica Lucania scolpita nel tufo calcareo dedico uno scritto dettato dall’amore per il luogo dove passato e presente si uniscono e una sapienza antica è ancora reale e viva.
Testo e foto di Natalia Tarabella