Le strutture ipogee sacre sono architetture scavate nella roccia. Alcune di queste, inizialmente nate come edifici religiosi, si sono trasformate nel corso del tempo cambiando la loro destinazione d’uso.
Gli ambienti sono diventati abitazioni o ricoveri per animali. Nella zona di Matera, questi edifici sacri, sono la testimonianza della presenza di comunità di monaci benedettini e bizantini.
Alcuni santuari d’impostazione latina, presentano anche elementi bizantini e ambienti con matrice greca oltre che gli elementi di tipo latino. Nelle gravine pugliesi, nella zona che va da Grottaglie a Gravina di Puglia, l’intero arco di altipiani è segnato da queste imponenti spaccature della roccia che sono state la base degli ambienti ipogei.
Queste gole molto profonde, sono state scavate e usate dall’uomo e trasformate in ambienti con funzioni diverse. Nell’epoca medievale prenderanno forma un’insieme di villaggi e chiese rupestri.
Molti di questi spazi ricavati nelle pareti di tufo, inizialmente nacquero come rifugi per le popolazioni dell’alto Medioevo, poi si trasformarono in comunità di monaci.
Gli edifici sacri erano, molto spesso, circondati dai villaggi rupestri formati da grotte, cavità e ambienti ipogei usati come laboratori da medici-stregoni che utilizzavano le erbe raccolte nella zona per preparare pozioni medicinali curative e magiche.
Questi antri ricavati nella pietra, verranno arricchiti da decorazioni affrescate con colori vivi e immagini sacre di Madonne e Santi di squisita fattura pittorica. Il contrasto tra i brillanti colori degli affreschi e la tonalità della pietra grezza, sottolinea l’incontro tra l’arte e la religione.
Differenti sono le architetture monumentali di Petra in Giordania, di Lalibeila in Etiopia e di Fethiye e Dalyan in Turchia.
Questi grandiosi edifici scavati nelle pareti rocciose, sono chiese monolite e tombe di re o illustri personaggi che, in alcuni casi, furono trasformate in chiese o luoghi sacri di preghiera.
Al loro interno venivano celebrate funzioni religiose e banchetti funebri.
Madonna delle 7 Lampade (Mottola – Puglia)
Piccola chiesa ipogea nella campagna prospicente il paese di Mottola, in contrada San Gregorio.
La chiesetta è divisa in due navate da due colonne.
Gli affreschi al suo interno sono del XII secolo.
Sulla destra è dipinta una Madonna col bambino ed ai lati, Giovanni Evangelista e San Pietro.
Nell’abside di sinistra, si trova Cristo Pantocratore.
Croci greche fiorate e travature sono scolpite sul soffitto.
San Nicola (Mottola – Puglia)
Attraverso un percorso seminascosto nella campagna di Mottola, si arriva alla chiesa ipogea di San Nicola che si affaccia sul villaggio rupestre ricco di grotte lavorate dall’uomo.
Le pitture al suo interno sono state restaurate negli anni ottanta e sono meta di turisti ortodossi russi.
Raffigurano un Cristo tra la Vergine e San Giovanni Battista, Santa Parasceve, San Basilio, San Michele Arcangelo e naturalmente, San Nicola.
Madonna della Scala (Massafra – Puglia)
Nella stupenda gravina di Massafra, circondata da cavità scavate del villaggio rupestre spicca il bianco santuario settecentesco della Madonna della Scala.
Sul sagrato della chiesa si apre la cripta che ospita l’affresco della Madonna della Bona Nova del XIII secolo, la Candelora e un’immagine del Cristo.
LA MATERA DEI MONACI BASILIANI
Dal VI sec. d.C. i monaci seguaci di San Basilio si insediarono nell’Italia del sud, in particolare nella Basilicata, fuggendo dai Turchi.
Le persecuzioni iconoclaste e il divieto di dipingere immagini sacre nelle chiese d’Oriente, li spinsero a ritirarsi nella solitudine delle grotte carsiche della Murgia materana e ad utilizzare questi luoghi come eremi, cenobi e lauree, gruppi di celle riunite intorno ad un luogo di preghiera comune.
Le grotte naturali, molto aspre, vennero lavorate, plasmate e trasformate ad uso abitativo e cultuale arricchite da affreschi di matrice bizantina.
I monaci erano uomini di carità che assistevano i poveri e i malati offrendo loro sostegno economico e insegnando nuove tecniche agricole e artigianali.
Delle centocinquanta chiese rupestri della Murgia materana, molte sono ubicate in luoghi impervi e difficili da raggiungere.
Esternamente appare una piccola apertura scavata nella roccia viva, quasi anonima ma, internamente gli ambienti sono sapientemente organizzati in spazi funzionali adatti alla contemplazione e alla vita comunitaria, affrescati con immagini sacre.
Madonna delle Vergini Contrada Murgecchia (Matera – Basilicata)
Questa chiesetta rupestre si trova nel Parco della murgia materana ed è un luogo culto mariano meta di pellegrinaggi.
La Madonna è la protettrice del territorio murgiano.
La facciata è molto semplice ed ha cinque nicchie più una superiore grande che ospita una statua della Madonna con Bambino.
L’interno è ricavato nella roccia ed è a pianta quadrata.
Sopra l’altare, l’edicola ospita un’immagine della Madonna.
Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci (Matera – Basilicata)
La cripta della Madonna delle Virtù, a pianta latina, è scavata interamente in un banco calcarenitico.
Questa chiesa ospitava le penitenti di Accon venute dalla Libia e dalla Palestina.
I vari interventi di ristrutturazione hanno modificato la struttura originaria della cripta, come la riduzione effettuata per dare spazio alla strada di collegamento nei Sassi.
Fu distrutto il raccordo che collegava la soprastante cripta di S.Nicola dei Greci e venne spostato l’ingresso.
Purtroppo, quando la chiesa venne abbandonata, si trasformò in una discarica di rifiuti e solo grazie al Circolo La Scaletta, fu restaurata completamente assumendo l’impostazione originaria della pianta e dell’ingresso.
Il Monastero
Questa struttura, scavata interamente nella roccia nel IX secolo, inizialmente era una piccola cripta greca trasformata, poi, in cenobio che ospitava le suore di Accon.
All’interno si trovano strutture che servivano per la pigiatura dell’uva, come il palmento elementi che testimoniano le varie trasformazioni degli ambienti dopo l’abbandono dei religiosi nel 1700.
L’ingresso della chiesa bizantina di San Nicola dei Greci è scavato in una cisterna a campana più antica.
La cripta sovrasta la chiesa della Madonna delle Virtù ed è nel più antico nucleo abitato di Matera.
Nel Medioevo era stata usata come zona cimiteriale come testimoniano le tombe rinvenute nel pavimento della navata destra.
Sono stati rinvenuti anche resti risalenti all’Età del Bronzo.
Nella parete di sinistra è presente una nicchia con un altare al centro, l’ambone rupestre bizantino.
Il piano di calpestio è ricavato nel banco di calcarenite.
La zona presbiteriale è divisa in due navate da un pilastro quadrangolare.
La chiesa ipogea è affrescata con dipinti di squisita fattura, alcuni molto danneggiati.
Purtroppo la chiesa ha subito dei crolli per cui la pianta originale risulta alterata.
Rupe dell’Idris (Matera – Basilicata)
Santa Maria de Idris e San Giovanni in Monterrone
Nella parte alta del Monterrone è situata una grosse rupe calcarea nel mezzo del Sasso Caveoso.
All’interno, scavate interamente nella roccia, si trovano le due chiese di Santa Maria de Idris e San Giovanni in Monterrone.
Il nome Idris deriva dal greco Odigitria ed è, probabilmente, legato all’acqua che sgorgava dalla roccia e alla presenza di cisterne e conche per la raccolta dell’acqua.
L’interno, a causa di continui rifacimenti, non ha più l’aspetto originario.
La navata irregolare ospita affreschi che, per la maggior parte, sono in restauro a causa del deterioramento dovuto all’umidità.
Santa Maria dell’Idris è collegata alla cripta rupestre di San Giovanni in Monterrone tramite un cunicolo.
Nella cripta si trovano numerosi affreschi databili dal XII al XVII secolo in cui si nota l’influenza della cultura bizantina.
San Gherard (Armenia)
Il monastero di San Gherard è uno dei numerosi edifici sacri sperduti tra le montagne dell’Armenia.
E’ una chiesa rupestre che ha una particolare caratteristica : una delle stanze scavata nella roccia è famosissima per la sua acustica perfetta.
Viene usata dalle corali di tutto il mondo per i concerti di musica.
Rupe di Fethiye (Turchia)
La Rupe di Fethiye si trova nella regione della Licia.
La tecnica dello scavo di queste tombe rupestri, ricava nella parete rocciosa elementi architettonici con motivi momumentali ellenistici.
Dalyan (Turchia)
Le tombe rupestri dei Re sono scavate in una suggestiva parete di roccia.
Il modello con il tetto a capanna dei monumenti, probabilmente, è una riproduzione del tipo di abitazione diffuso, a quell’epoca, nella zona.
Questa tipologia di tombe, come quelle della Rupe di Fethiye, erano luoghi di culto dove si celebravano cerimonie religiose e riti sacri con offerte ai defunti.
San Giorgio (Lalibeila – Etiopia)
Le chiese di Lalibeila sono architetture ipogee monolitiche, blocchi unici di roccia dentro cui si è ricavato l’ipogeo.
Sul pianoro si iniziava lo scavo, lasciando un blocco di roccia isolato che veniva lavorato per formare la basilica.
Queste strutture sono oggi in pericolo dato che, con il tempo, è mancata la manutenzione.
Non si è più operato nel sistema dei drenaggi, nel rifacimento delle gronde e in tutte quelle operazioni che le proteggevano dalla pioggia.
Le grandi coperture in metallo antiestetiche che sono state montate per la protezione delle chiese, non assolvono la loro funzione di riparo dalle precipitazioni.
Tomba del Giardino (Petra – Giordania)
E’ un monumento in puro stile ellenistico preceduto da un portico con due colonne in antis.
I triclini di Petra erano ipogei attrezzati con banchi e cisterne per cerimonie sacre e cerimoniali funebri che si tenevano in epoca ellenistica.
Tomba dell’Urna (Petra – Giordania)
Nella parete rocciosa di El Khubtha, si erge la grandiosa facciata tagliata nella roccia sfumata della Tomba dell’urna, uno dei più celebri monumenti di Petra.
Nel 447 d.C. la tomba venne trasformata in chiesa cristiana dal vescovo Jasone che modificò la disposizione interna e fece costruire i due piani di arcate che sostengono la scalinata d’ingresso all’atrio.
Prima della cristianizzazione i Nabatei adoravano gli dei della fertilità dato che, la loro economia era basata sulle coltivazioni agricole terrazzate e irrigate attraverso un complesso sistema idrico che rendeva fertile il deserto.
Altari e amboni sacri
Questi amboni rupestri sono simili, ma provengono da zone molto distanti tra loro.
I tipi collocati in zone o strutture agro-pastorali sono un’esempio di fusione tra arredi sacri e impianti lavorativi caseari.
Gli altari situati su alture o colline chiamati anche solium, con posizioni strategiche e particolari orientamenti, venivano utilizzati per scopi celebrativi e cerimoniali durante i solstizi e gli equinozi.
“Solium” scoperto nell’Alta Val di Vara a Vezzola orientato a nord. (Foto di Andrea Berti)
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