Bosnia : i segreti del tunnel
Una delle strutture più enigmatiche della Valle di Visoko è, senza dubbio, il tunnel Ravne.
L’articolata maglia di gallerie scavate nel conglomerato in tempi antichi, è stata modificata in vari periodi storici.
Negli anni ’60, infatti, queste gallerie furono scavate dai minatori alla ricerca di fonti d’acqua.
Sotto il piano di calpestio, durante gli scavi, è stato trovato un lungo tubo di eternit traforato che serviva per la raccolta dell’acqua che trasudava dalle pareti del tunnel e scendeva sul fondo.
Probabilmente anche l’originale forma ad arco ogivale dei tunnel venne modificata e ampliata in questi anni.
Attualmente la zona è stata messa in sicurezza con palificazioni in legno che evitano la caduta di materiali dalle pareti e permettono l’ingresso ai visitatori.
Questo ha contribuito ad un ulteriore cambiamento del disegno originale dei percorsi sotterranei.
Alcuni tratti del tunnel, erano completamente sigillati con materiale di riporto e ancora non è del tutto chiaro il motivo di questa operazione da parte dei costruttori del Ravne.
Grazie al lavoro degli operai della Fondazione Bosniaca della Piramide del Sole e ai volontari, questi tratti del tunnel sono stati scavati e liberati dal materiale che li sigillava.
SB RESEARCH GROUP durante le loro lunghe ricerche di archeoacustica nella Valle di Visoko, notarono che le parti del tunnel meno modificate che conservavano ancora la struttura originale a forma ogivale, erano asciutte, ventilate e non presentavano perdite di materiali dovute a crolli.
L’architettura dei tunnel, compresi i muretti a secco di sostegno eseguiti dagli antichi costruttori, resiste perfettamente all’usura del tempo come testimoniano le porzioni delle gallerie meno alterate dagli interventi recenti.
Il delicato equilibrio del tunnel Ravne, reagisce ad ogni intervento di disturbo da parte dell’uomo alla pari di un organismo vivente che difende la propria incolumità.
L’enigma della ”struttura” sepolta
La struttura individuata dal georadar sotto il piano di calpestio del tunnel, si trova vicino al monolite a forma di uovo.
Una squadra di volontari ha lavorato allo scavo per più di una settimana per riportarla alla luce.
Hanno scavato una fossa, sul lato della struttura, di due metri per due fino ad una profondità di un metro e ottanta centimetri.
Scavando sotto il piano di calpestio, in profondità, i sedimenti si trasformano in un materiale completamente diverso, molto duro e composto principalmente di argilla.
E’ stato necessario l’intervento di un minatore professionista che, lavorando lentamente con un martello pneumatico, ha scavato attraverso gli strati duri di argilla.
Lo scavo si è avvicinato molto alla zona dove si supponeva fosse inserita la struttura a losanga.
Una piccola sonda ha scandagliato il terreno senza, però, trovare niente.
Dopo pochi giorni, l’intera fossa si è improvvisamente riempita d’acqua mettendo l’intera zona a rischio di allagamento.
Gli operai sono stati costretti a ricoprire tutto molto in fretta.
Lo scavo è stato, poi, abbandonato con l’opinione comune che la ”struttura” altro non fosse che una lettura sbagliata del georadar.
Il fenomeno della risonanza
Naturalmente non abbiamo la certezza che sotto quella superficie, in quel punto del tunnel dove il georadar ha rilevato una ipotetica ”struttura” a forma di losanga, non ci sia proprio niente.
Alcuni ricercatori, esaminando queste gallerie, le considerano un’antica miniera.
Dagli studi di SB RESEARCH GROUP sui suoni registrati nel tunnel Ravne, si può pensare che in passato la rete dei tunnel sia stata utilizzata come percorso per rituali sacri.
Il fenomeno della risonanza era già noto nel Neolitico, come testimoniano molti siti megalitici dove venivano celebrati rituali sacri propiziatori.
Il gruppo ha voluto ricercare quelle sonorità presenti nei templi preistorici e protostorici eseguendo un canto all’interno del tunnel per determinare se la morfologia della struttura fosse solo uno scavo tipico di una miniera, esente da fenomeni particolari come la risonanza.
Gli esperimenti di archeoacustica sono stati effettuati all’interno dello specchio d’acqua che giace sul fondo dei tunnel nella parte scoperta nel 2010.
Usando microfoni ultrasensibili omnidirezionali utilizzati dai biologi marini, il forte fenomeno della risonanza con le frequenze rilevate che hanno un effetto diretto sull’organismo umano, fa pensare che la struttura sia un percorso cultuale.
RISULTATI E CONCLUSIONI
” Dall’esame effettuato, in via preliminare, appare evidente un meccanismo sonoro difficilmente ottenibile da una struttura il cui percorso è solo casuale, tipico di una miniera seppure molto antica.
La durata del fenomeno non appare per nulla tipica di un eco o di un riverbero ma, tipica di un fenomeno di risonanza evidentemente ricercato con la produzione di un legame tra struttura e voce umana”.
( Paolo De Bertolis – Heikki Altero Savolainen – Carmine Barisano)
Questo risultato fa allora pensare che, forse, una struttura o più strutture interrate sotto il piano di calpestio del tunnel avevano un senso in un luogo eretto con lo scopo di celebrare cerimonie e riti sacri.
Così come i megaliti scoperti all’interno del tunnel, alcuni con simboli incisi, probabilmente avevano un significato preciso, anche sotto la superficie collocati in punti strategici è possibile che siano insertiti dei manufatti che completano un antico e lungo percorso celebrativo.
L’importanza dell’acqua
La presenza di acqua all’interno del tunnel Ravne è un’altro elemento che riconduce ai riti cerimoniali.
Associare l’acqua alle architetture faceva parte di un disegno preciso in tutti i complessi sacrali del passato.
Erano centri dell’energia e del potere sulla vita e sulla morte, dove si celebravano le abluzioni e i riti delle acque benefiche delle piogge.
I canali d’acqua simili ai qanat dell’Iran e alle foggara nel Sahara scoperti nel tunnel Ravne nel 2010, erano sicuramente una notevole riserva idrica per le antiche popolazioni che vivevano nella Valle di Visoko.
Come in molti luoghi dove l’acqua viene raccolta per scopi diversificati, come per esempio nei monumenti dell’Età del Bronzo nella Murgia Materana o nei pozzi sacri nuragici in Sardegna, anche la zona dei tunnel Ravne poteva funzionare da raccoglitore e decantatore di acqua piovana in un sistema idraulico ben progettato. Il prezioso liquido veniva, poi, utilizzato anche per scopi cultuali d’ importante valore sociale e permeati da profondi contenuti simbolici.
La soglia di confine tra le due funzioni, è difficile da stabilire.
Se l’equilibrio di questo ecosistema fragile non sarà alterato in nessum modo, forse il tunnel Ravne riuscirà a svelarci alcuni dei segreti che custodisce da secoli.