Traditional knowledges is a dinamic system able to incorporate innovation subjected to the test of the long term and the local environmental sustainability.
Prehistoric traditional techniques, which were used to build the Italian agricultural landscape, are today reproposed in agriculture as the best practices to replenish soils, save water and combat hydrogeological instability and desertification.
SISTEMI A TERRAZZE
Colca Valley – Perù
Colca Valley è situata sulle Ande, nell’est della provincia di Caylloma tra i 2200 e i 4500 metri di altitudine che rappresenta il limite più alto per l’allevamento del bestiame.
La valle si trova in un canyon lungo oltre cento chilometri, scolpito dal fiume Colca è dominato da imponenti montagne.
Nel periodo pre-inca la popolazione locale coltivò questa terra attraverso l’uso dei terrazzamenti, basandosi sulle situazioni che incontrava alle diverse altitudini.
Dopo il periodo coloniale questa tecnica venne abbandonata e le restanti terrazze risultano trascurate e poco irrigate.
La Desco peruviana ONG, ha avviato un progetto per la riabilitazione delle terrazze e del sistema di canali d’irrigazione al fine di sensibilizzare la popolazione sulla qualità di questa antica tecnica.
I risultati sono stati positivi ; la produttività e il rendimento della terra e delle colture è aumentata, l’erosione e le perdite di acqua si sono ridotte, il paesaggio è organizzato ed è tornato attraente per il turismo.
Colca Valley era, originariamente, abitata dai Collahuas che avevano sviluppato un sistema di produzione basato su terrazze e particolari metodi d’irrigazione.
Anche prima del periodo Inca, la popolazione locale aveva beneficiato delle diverse qualità del terreno a varie altitudini.
Dal punto di vista ecologico la zona è ricca di una varietà di ecosistemi infatti, ne sono stati individuati quindici diversi.
Riguardo alla produzione agricola ci sono, però, tre grandi sistemi : l’area delle Ande a più di 3800 mt. di altezza che è riservata all’allevamento di camelidi, la zona intermedia tra i 3000 e i 3800 mt. di altezza adatta per l’agricoltura anche associata con animali d’allevamento e la zona inferiore per la coltivazione di frutta.
Dopo il periodo coloniale, la produttività della terra nella Valle del Colca diminuì notevolmente.
Secondo le stime ufficiali il trenta per cento delle terre coltivabili è stato perso interamente in seguito alla degradazione delle terrazze e alla mancanza di manutenzione del sistema d’irrigazione.
La cattiva gestione del territorio ha contribuito alla perdita di fertilità.
Gli abitanti hanno abbandonato le tecniche agricole tradizionali che consistevano nell’arricchire i suoli attraverso la pacciamatura, la rotazione delle colture, l’agricoltura mista o compost.
La produttività agricola, con rendimenti immediati, è andata a discapito dello sviluppo sostenibile portando all’esaurimento delle risorse e provocando il degrado dei suoli.
L’abbattimento degli alberi per la legna combustibile è una delle cause della desertificazione.
Le zone montane sono caratterizzate da una grave mancanza di acqua, da terreni ripidi e difficili condizioni climatiche ( gelo, umidità bassa).
Le piccole proprietà sono diffuse sul territorio e ogni famiglia possiede una media di 1,2 ettari suddivisi in piccoli appezzamenti distribuiti lungo pendenze diverse.
Coltivano varie specie di piante come mais, fagioli, patate e orzo.
Per compensare le difficoltà dell’ambiente, vengono adottate delle tecniche tradizionali che consistono in terrazzamenti, reti d’irrigazione e all’adattamento delle colture ai microclimi delle diverse altitudini.
I terrazzamenti sono efficaci per il controllo dell’erosione e per migliorare la gestione delle risorse idriche.
Contribuiscono a mantenere l’umidità del terreno riducendo così il rischio di gelo inoltre, permettono di sfruttare al massimo il microclima e le peculiarità ecologiche delle varie altitudini.
La riabilitazione dei terrazzamenti nelle Ande richiede il ripristino di tre componenti fondamentali : i muri di pietra che sostengono le terrazze.
Dopo aver scavato una trincea di 50 cm. di profondità lungo la linea di contorno, grandi massi vengono disposti in modo da garantire la stabilità al tutto.
In superficie, la parete viene sollevata dopo la posa di pietre di dimensioni diverse disposte l’una sopra l’altra, leggermente sporgenti in direzione della pendenza.
L’altezza della parete dipende dalla larghezza del terrazzamento.
Una serie di pietre più piccole vengono aggiunte negli interstizi dei blocchi più grandi e dietro la parete di rinforzo.
Alcune terrazze sono più eleborate di altre e sono formate da diversi strati : un letto basso costituito da grandi pietre funziona da filtro per lo scarico dell’acqua d’irrigazione, uno strato intermedio di piccole pietre coperte di sabbia e argilla e uno strato superiore di 50-80 cm. di terra fertile.
Le terrazze sono leggermente sporgenti per permettere all’acqua di penetrare lentamente senza causare erosione.
Infine, piccole strade di accesso collegano le terrazze e, solitamente, questi sentieri sono inseriti nel muro di pietra.
Anche i canali d’irrigazione sono stati riabilitati e l’acqua delle sorgenti viene raccolta in un serbatoio a monte e distribuita, mediante grondaie di pietra, da una terrazza all’altra.
L’agro-forestazione è molto richiesta sui terrazzamenti e consiste nel far crescere, nello stesso tempo, più specie annuali come i cereali insieme a specie persistenti come alberi da frutto.
Questo metodo di produzione ha vantaggi ecologici ed economici in quanto, permette agli agricoltori di diversificare i loro prodotti, arricchendo cosi il terreno.
Per la manutenzione delle terrazze è utile il bosco ai piedi della parete, che sostiene e funge da frangivento.
Le specie di alberi più adatte per le loro proprietà sono ciliegi, cipressi e pini.
Sicilia – Zona etnea (CT)
Terrazzamenti in pietra lavica nella zona etnea della provincia di Catania.
I vigneti crescono in assenza completa di acque di falda, di sorgenti e d’irrigazione.
La condensa notturna che s’infiltra tra gli interstizi delle pietre laviche porose e le gocciolina che si accumulano sulla superficie del suolo lavico, sono la sola fonte d’acqua che fa crescere le piantine.
GRANDI SISTEMI TERRAZZATI
Golfo di Napoli – Campi Flegrei – Ischia – Penisola Sorrentina – Capri – Costiera Amalfitana
Descrizione delle tecniche
In Campania, nel Golfo di Napoli, il sistema dei terrazzamenti è lo strumento base dell’organizzazione territoriale.
Nella zona dei Campi Flegrei, a causa di una forte antropizzazione, la presenza dei terrazzamenti è meno evidente.
Sono tuttavia riconoscibili all’interno di importanti spazi archeologici, lungo le piste vulcaniche come l’area del cratere Astrani.
La zona era, probabilmente, il centro di trasposizione e diffusione di tecniche come ad esempio l’uso di pietre a secco o pietre legate con malta.
Nella Costiera Amalfitana il paesaggio è organizzato come un giardino Mediterraneo, fatto di piccoli appezzamenti coltivati, sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua e padiglioni costruiti.
Le case seguono la pendenza delle terrazze coltivate e hanno come base la terrazza stessa.
Le scale di accesso sono costruite secondo le linee d’acqua e le terrazze hanno un giardino pensile formato da un piano fuori terra.
La tecnica di costruzione delle murature di sostegno è costituita da un muro a secco che, in caso di maggiore elevazione, richiede l’uso di malta.
Sul bordo superirore della parete asciutta ci può essere un cordolo chiamato lacerto o cottimo che ha la funzione di compattare e proteggere la parte della parete esposta ad usura.
Gli agrumeti sono protetti dal freddo da una gabbia formata da tre pali di sostegno alti quattro-cinque metri collegati in alto a formare il telaio di una piramide regolare.
Questa struttura è mantenuta per tre o quattro anni dopodichè viene sostituita da una pergolata in legno definitiva.
Sull’isola di Ischia, i terrazzamenti sono presenti soprattutto nella zona di Forio e sono progettati per la coltivazione della vite.
La pietra usata nei muri a secco è vulcanica ed ha il tipico colore verdastro.
I blocchi di pietra non vengono estratti da una cava ma, recuperati sul posto.
Le pietre vengono completamente assemblate a secco senza l’uso di malta.
Le pareti di contenimento non superano i 2 – 2,5 metri di altezza e non emergono mai dal terreno inoltre, l’ultima fila di pietre, rimane quasi sempre a filo con il terreno stesso.
I terrazzamenti sono collegati da un sistema di scale molto ripide e rampe che, durante la stagione delle piogge, diventano il sistema di smaltimento delle acque.
Le scale possono essere parallele o perpendicolari ai muri a secco.
Nella Penisola Sorrentina, esposta a nord-est, ogni particella coltivata è racchiusa da pareti di contenimento.
La parete, a secco o legata, non è usata solo per la creazione di argini ma, racchiude i raccolti nella pianura con straordinaria continuità.
Il processo viene amplificato nel tempo con la diffusione altamente vantaggiosa degli agrumeti.
Le pareti costruite con blocchi di rocce magmatiche, trattengono il terreno nella parte a monte del pendio e funzionano da barriera di sicurezza e riparo dal vento sul lato opposto.
Questa protezione viene ulteriormente elevata con pareti fatte di pali di legno e stuoie di paglia chiamate pagliarelle.
Per tradizione, sotto queste coperture vengono prodotti vapori caldi bruciando paglia bagnata e foglie di erba, un’antica pratica già usata dai Romani.
Dato l’impiego di legno di castagno per la realizzazione dei pergolati, ogni campo coltivato viene affiancato da un terreno di foresta che rinnova la risorsa del legno nello stesso momento in cui viene consumato.
TERRAZZI E OLIVETI FORTIFICATI
La pratica di produrre acqua con il sistema di condensazione basato su cumuli di pietre è stata usata, anticamente, nel deserto del Negev dove, secondo ricerche israeliane moderne, antichi resti di oliveti e vigneti sono stati irrigati per mezzo di muretti a secco che raccoglievano la rugiada.
Nella lingua araba, questi dispositivi sono chiamati teleylat al – Anab.
Le piantine crescevano all’interno di piccoli recinti le cui pietre erano state posizionate in modo da lasciare grandi interstizi che catturano a pieno l’umidità.
In questo modo la vite e l’olivo non avevano bisogno di falde acquifere o sorgenti per crescere in mezzo al deserto e il succo d’uva passa dolce, poteva essere consumato allo stesso modo dell’olio grazie all’attività di solide rocce.
DOMESTICAZIONE E DIFFUSIONE DELLE PIANTE PRINCIPALI
ECUADOR – Provincia di Loja
Descrizione delle tecniche
La provincia di Loja si trova nel sud dell’Ecuador nelle regioni confinanti con il Perù.
E’ caratterizzata da una morfologia montuosa formata da ripide colline e dalla scarsità di terra adatta all’agricoltura.
Il processo di desertificazione è pressante, la vegetazione è degradata, il numero degli animali diminuisce e la siccità aumenta ogni anno.
L’Università Nazionale di Loja ha scelto di reintrodurre la coltivazione di nopal ( fico d’India) combinata con l’agricoltura cocciniglia per soddisfare i bisogni della popolazione nella stagione secca, per combattere l’erosione dei suoli montani e proteggere le colture attraverso costruzioni di barriere vegetali.
Nella provincia di Loja, gli unici terreni adatti alle coltivazioni si trovano nelle vallate delle Ande dove l’elevazione varia da 140 mt. a sud fino a 4000 mt. nel nord.
Le temperature spaziano da zero a ventidue gradi, ma la maggior parte della provincia gode di un clima tropicale.
I terreni di questa zona sono molto poveri, sottili e altamente sassosi.
I suoli coltivati sono poco fertili e asciutti e spesso il risultato della deforestazione li rende molto vulnerabili data la mancanza della vegetazione che li protegge dall’erosione e li ricostituisce con materiale organico.
Gli spagnoli si stabilirono nella provincia di Loja nel 1750 e sfruttarono le sue risorse in maniera casuale.
La popolazione indigena trasmise a loro la conoscenza riguardante le virtù terapeutiche della corteccia dell’albero della china.
L’albero, autoctono, contiene il chinino che è rimasto il rimedio più efficace contro la malaria fino al XX secolo.
L’estrazione di questa sostanza ha contribuito alla deforestazione dei territori della vasta provincia di Loja.
Dalle stime fatte risulta che sono stati abbattuti novecentomila alberi di china in tre anni.
Questo disastro ecologico è stato aggravato dall’introduzione della capra nell’ecosistema già fragile della zona.
Infine, l’introduzione di mucche, pecore e cavalli sommati allo sviluppo dell’agricoltura montana, hanno contribuito ad accellerare l’esaurimento delle foreste residue.
Il terreno è stato trasformato in pascoli e campi.
Nella maggior parte dei casi i colonizzatori spagnoli hanno impiegato le tecniche senza tenere conto dei fattori ambientali della regione.
Anche l’aratura della terra ha contribuito notevolmente all’erosione dei suoli.
Il sistema delle coltivazioni a terrazze adottate dalle comunità precolombiane sono state completamente ignorate.
La tecnica di compensazione del taglio e della bruciatura delle stoppie, hanno accellerato la distruzione degli ecosistemi, del suolo, delle foreste, dell’acqua e della fauna selvatica.
Gli abitanti della provincia di Loja hanno ereditato queste pratiche dannose per le condizioni ecologiche locali.
I risultati non potrebbero essere più devastanti : il deterioramento dei suoli, l’accellerazione dell’erosione e la riduzione della fertilità sono responsabili di un calo consistente di prodotti agricoli da diversi decenni.
La popolazione locale è costretta a migrare verso le città in numero sempre maggiore.
Nel 1990, un censimento ufficiale attesta che il 78% degli agricoltori vivono in condizioni di povertà e non hanno alternative.
Durante i primi mesi dell’anno, sfruttando le scarse precipitazioni, gli abitanti della zona coltivano piante con brevi periodi di crescita come mais, patate dolci, arachidi e fagioli.
Nonostante le difficoltà ambientali, le comunità della provincia di Loja hanno conservato alcune tecniche precolombiane ed una notevole conoscenza empirica della flora e della fauna locale.
Queste tecniche continuano ad essere molto apprezzate, in particolare dagli agricoltori più anziani che comprendono molto bene i vantaggi derivanti dal loro impiego.
Così, la coltivazione di nopal ( fico d’India) apprezzato per secoli dagli indiani, è sopravvissuta fino ad oggi.
Questo cactus presenta molti vantaggi : i suoi frutti sono deliziosi, le foglie sono ideali per le insalate o come foraggio per gli animali.
Inoltre, la sua coltivazione permette il raccolto di cocciniglia, un piccolo insetto che si nutre delle foglie.
La cocciniglia è tradizionalmente utilizzata dai locali per la produzione di colorante.
Questo insetto, avvolto in un bozzolo di ovatta, è pieno di un liquido rosso carminio.
Dopo la raccolta delle foglie di nopal, gli insetti di cocconiglia vengono seccati per l’estrazione del pigmento che viene impiegato come tintura per indumenti, come colorante di ceramiche ed ornamenti cerimoniali.
L’Università Nazionale di Loja, ha pianificato la lotta contro la desertificazione e il recupero delle conoscenze tradizionali facendo affidamento proprio sulla coltivazione di nopal e sullo sfruttamento della cocciniglia.
La pianta viene affiancata da una vegetazione locale, resistente all’aridità, che funziona da barriera protettiva.
Questa vegetazione cresce lungo i bordi delle piccole terrazze che seguono le linee di contorno, stabilizzano i pendii e proteggono le coltivazioni dall’azione del vento e dall’erosione.
Il progetto è stato, quindi, sviluppato impiegando una prima varietà di nopal selezionata per l’adattamento all’ecosistema e costruendo poi, piccole terrazze che seguono le curve di livello complete di canalette d’irrigazione.
LA ROTAZIONE DELLE COLTURE
Descrizione e diffusione
La pratica della rotazione delle colture è organizzata con colture diverse in sequenza.
Variano a secondo delle richieste di nutrimento, della suscettibilità a parassiti e malattie e della capacità di far fronte al fenomeno dell’erosione.
Un buon sistema di rotazione delle colture, migliora la struttura del suolo e la fertilità che riesce così, a controllare l’erosione e riduce la quantità di parassiti e delle malattie.
In molte aziende agricole di piccole dimensioni, i cereali vengono ruotati con legumi, tuberi e occasionalmente, erba.
Colture di grano vengono sostituite, dopo due o tre anni, da una coltura di legumi come fagioli, arachidi o girasoli.
Alcune comunità brasialiane praticano rotazioni tra produzioni vegetali zootecniche.
Dalla fine del primo millennio a.C. in poi, l’agricoltura nell’Europa temperata è stata in grado di sostenere i livelli di popolazione e urbanizzazione comparabili con quelli basati sull’irrigazione delle zone calde e soleggiate del Medio Oriente.
La vite e l’olivo sono stati coltivati sui sistemi terrazzati di quel tempo.
Sistemi di drenaggio, canali, metodi d’irrigazione e bonifica hanno permesso alla pianura di essere utilizzata per l’agricoltura che la pratica del maggese e della concimazione del terreno ha reso più produttiva.
L’intervento del governo ha permesso agli agricoltori di coltivare la terra dai tre agli otto anni per essere lasciata poi, riposare dai due ai quattro anni.
Questa pratica è simile alla coltivazione a rotazione ed oltre ad essere familiare per le comunità locali, è a basso input ma, la scarsità di terreni agricoli lavora contro questa tecnologia.
Oggi è un importante soluzione alternativa ai fertilizzanti artificiali e garantisce la qualità dei prodotti biologici.
AGRICOLTURA ANDALUSA
Descrizione e diffusione
L’irrigazione tradizionale provoca liscivazione continua del suolo e l’accumulo di sali sulla superficie mentre, l’irrigazione a spruzzo favorisce l’evaporazione dei depositi di sale.
La costruzione di grandi dighe e bacini idrici, genera un accumulo di acqua scoperta che evapora molto più facilmente.
Inoltre, il bacino si riempie di sedimenti dello wadi mentre, la falda freatica a monte della diga non viene alimentata nè rinnovata.
In Spagna, nella regione Andalusia, esistono ancora regole idrauliche chiamate alquerie che sono il risultato migrazioni berbero-arabe e di un riutilizzo delle più antiche abitudini locali da parte di questi gruppi sociali.
Organizzano interi bacini idrici da cui dipende la proprietà di diverse famiglie.
L’approvvigionamento idrico di ogni particella deriva da una rete di canalizzazioni e cisterne che intercettano le risorse a monte e si diffondono fuori nella valle allargando così, l’area irrigata ai margini dell’alveo naturale.
La disposizione e la pendenza della valle deve essere calcolata perfettamente per rifornire, in modo uniforme, tutte le famiglie poichè, ognuna di esse, dipende dai sistemi di acqua che attraversano le altre proprietà.
Sono, quindi, stabiliti degli accordi per le attività regolate dai comuni che consistono nel decidere la posizione dei campi, il tempo d’irrigazione, la scelta e la rotazione delle specie coltivate a seconda della qualità d’acqua di cui necessitano.
IRRIGAZIONE SOSTENIBILE
LAVORAZIONE DEL TERRENO E TECNICHE
Coltivazione del riso in India (Himalaya)
Gestione delle specie nocive
Alcune piante e prodotti vegetali sono, comunemente, usati in India per il controllo dei parassiti nelle risaie : Persian Liliac, Neem, Aloe, aglio, basilico, tabacco e calendula.
Il riso, oltre ad essere una fonte di cibo, è intimamente collegato con tutte le funzioni religiose, culturali e sociali della vita delle persone.
Fornisce, inoltre, alimentazione per il bestiame riducendo la pressione sui pascoli e sulle foreste.
Il riso aiuta a bilanciare il delicato ecosistema dell’Himalaya dove la scarsità di foraggio è più alta.
Il riso è coltivato sulle colline in due ambienti distinti che sono le terrazze e le vallate.
Il metodo della coltivazione del riso sulle terrazze è seme secco su terreni asciutti, mentre nelle valli vengono trapiantate le piantine ( creazione di piantine in vivai che vengono successivamente trapiantate nei campi).
Il riso è la principale coltura di cereali di stagione e rappresenta oltre il 54% della superficie totale coltivata a cereali nello stato.
Il riso è coltivato in tutti i tredici distretti dello Stato di Uttarakhand ma, c’è una grande differenza della produttività sulle colline (12,55 q.) rispetto a quella delle pianure (27,55 q./ha), quasi due volte e mezzo.
Questo cereale prezioso è utilizzato in quasi tutti i riti di stato, dalla nascita fino alla morte di una persona.
Il tempo della semina è deciso dal colino indù.
Il riso è anche usato per cucinare diverse ricette tra cui il famoso ARSA, una sorta di dolce fatto durante i matrimoni e le feste.
RACCOLTA DEL GRANO
Raccolta (INDIA)
Il grano si raccoglie in circa 30/40 giorni dopo la fioritura.
L’acqua viene scaricata 2/3 settimane prima della raccolta per garantire una migliore resa.
L’intero impianto è tagliato dalla base con l’aiuto della falce e si sviluppa su terreno per essiccazione al sole.
Dopo la completa essiccazione le piante sono ammassate in un luogo, legate o sciolte a seconda della scelta del contadino.
Trebbiatura
La trebbiatura è fatta nel campo.
Due sono i metodi più popolari per questa lavorazione.
La maggior parte del risone viene battuta su strutture dure fatte di legno o pietra sopra grandi teloni.
La trebbiatura del risone per le sementi e il cibo viene eseguita separatamente.
Vagliatura
Dopo la trebbiatura il grano è separato dalla vagliatura.
Viene eseguita gettando i grani sul telone da un’altezza di circa 5/6 piedi con l’aiuto di suppie, attrezzi fatti di una varietà di bambu locale utilizzati per separare i granelli di polvere.
(Pangea CRAT)
referenze : Pietro Laureano (TKWB)